PICCOLO CAPPUCCIO ROSSO

Cappuccetto Rosso è una fiaba della tradizione popolare francese che ha avuto molte versioni nel corso della storia e a seconda dei paesi in cui è stata ripresa. Esistono circa un centinaio di varianti del racconto. La prima qui sotto è di Charles Perrault segue poi quella dei fratelli Grimm, per ultima un’altra bella versione in Inglese con il relativo link per vedere anche i bei disegni a colori.

C’era una volta una figlia in un villaggio, la più carina che si potesse mai vedere: sua madre ne andava pazza, e la nonna ne era ancora più pazza.
Questa brava donna le fece fare un piccolo capperone rosso, che le stava bene, per questo tutti la chiamavano piccolo cappuccio rosso.

Un giorno sua madre, avendo fatto delle focacce, le disse: vai a vedere come sta tua nonna, perché mi hanno detto che è malata, portale una focaccia e questo vasetto di burro.

Cappuccetto Rosso partì presto per andare a casa della sua nonna, che stava in un altro villaggio. Passando per un bosco incontrò il lupo, che desiderava davvero mangiarla, ma non osava, a causa di alcuni boscaioli che si trovavano nella foresta.
Le chiese dove andava; la povera bambina che non sapeva che era pericoloso fermarsi ad ascoltare un lupo, disse: “Vado a trovare mia nonna, e le porto una focaccia con un vasetto di burro che mia madre le ha mandato. “Dimora lontano?” Chiese il Lupo. “Oh sì”, disse Cappuccetto Rosso, “è per di là, oltre il mulino che voi vedete laggiù, la prima casa del Villaggio.

Bene, disse il Lupo, anch’io voglio andare a trovarla; io vado per questo sentiero qui, e tu per quel sentiero là, e vedremo chi sarà lì prima.

Il lupo iniziò a correre con tutte le sue forze per il sentiero che era il più breve, e la bambina percorse il sentiero più lungo, divertendosi a raccogliere nocciole, a correre dietro le farfalle e a fare i mazzi dei fiorellini che incontrava.

Il lupo non tardò ad arrivare a casa della nonna, bussò: Toc, Toc, chi è? È tua nipote, Cappuccetto Rosso, disse il Lupo, imitando la sua voce, che vi porta una focaccia e un vasetto di burro che mia madre ti manda.

La buona nonna, che era nel suo letto perché si sentiva un po’ male, gli gridò, tira il piolo, la bobinette cadrà, il Lupo tirò il chiavistello e la porta si aprì. Si gettò sulla buona donna e la divorò in meno di un niente, perché erano più di tre giorni che non mangiava.

Poi chiuse la porta e andò a sdraiarsi nel letto della nonna, in attesa di Cappuccetto Rosso, che qualche tempo dopo bussò alla porta, toc, toc, chi è là? Cappuccetto Rosso, che sentì la voce forte del lupo, all’inizio aveva paura, ma credendo che la nonna avesse il raffreddore, rispose, è tua nipote, Cappuccetto Rosso, che ti porta una focaccia e un vasetto di burro, che ti manda mia madre. Il lupo le gridò addolcendo un po’ la voce; tira il piolo, la bobinette cadrà, Cappuccetto Rosso tirò il chiavistello e la porta si aprì.
Il Lupo vedendola entrare, le disse mentre si nascondeva nel letto sotto la coperta: metti la focaccia e il vasetto di burro sulla credenza e vieni a coricarti con me. Cappuccetto Rosso si spogliò e andò a letto, dove rimase stupita nel vedere come fosse fatta la nonna senza i suoi vestiti, gli disse:
mia nonna che grandi braccia avete, è per meglio abbracciarti nipote mia: mia nonna che grandi gambe avete! È per correre meglio, bambina mia: mia nonna, che grandi orecchie avete! È per ascoltare meglio bambina mia, mia nonna avete dei grandi occhi! È per meglio vedere, bambina mia. Mia nonna che grandi denti voi avete: è per mangiarti. E dicendo queste parole, questo lupo malvagio si gettò su Cappuccetto Rosso e la mangiò.

Charles Perrault

Capperone – In francese Chaperon, era una forma di cappuccio o, più tardi, cappello molto versatile indossato in tutte le parti dell’Europa occidentale nel Medioevo.

Fille – 1050 d.C. du latin filia (enfant du sexe féminin, jeune personne). Qui tradotto con nipote. Potrebbe essere adoperata come “figlia” come legame di parentela.

Bobinette – E’ un pezzo di legno che si sposta in su sulla porta battente. E’ tenuto in loco da un piolo, così la porta è chiusa, se si leva il piolo, la bobinette cade e la porta si può aprire, il tutto è verso l’interno della casa, per aprire dall’esterno si adoperava una cordicella. Nel caso di cappuccetto rosso si deve pensare che la porta non fosse chiusa a chiave.

Chiavistello. Viene adoperato nella fiaba, ma è una serratura diversa.

La fiaba di Perrault si presta a molti simbolismi, questo sito nel analizza alcuni.

Tratto dal Libro: Histoires ou Contes du temps passé: avec des moralitez
Di Charles Perrault

Grazie a Google Libri.

MORALITÀ

Vediamo qui che i bambini piccoli,
soprattutto le ragazze giovani,
belli, ben fatti e gentili, fanno
molto male ad ascoltare tutti i tipi di persone,
e che non è una cosa strana
Se è così il lupo mangia.
Dico il lupo, perché tutti i lupi
non sono della stessa specie:
è di buon umore,
senza rumore, senza fiele e senza ira,
che, priva, gentile e gentile,
segue le signorine
nelle case, anche nei vicoli.
Ma sfortunatamente ! Chi non sa che questi dolci lupi
di tutti i lupi sono i più pericolosi!


ROTKÄPPCHEN.

Fratelli Grimm

(No. 17.)

C’era una volta una dolce fanciulla che chiunque la guardasse l’amava, ma l’amava più di tutti sua nonna, e non sapeva cosa dare alla sua bambina. Una volta gli regalò un copricapo di velluto rosso, e siccome gli stava così bene e non voleva indossare altro, fu chiamata Cappuccetto Rosso.

Allora sua madre una volta gli disse: “Vieni, Cappuccetto Rosso, ecco un pezzo di torta e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è malata e debole, e se ne banchetterà. Ma fai la brava, e non guardare in tutti gli angoli quando entri nella stanza, e non dimenticare di dire buongiorno. Cammina bene, anche, e non correre fuori dal sentiero, o cadrai e romperai la bottiglia: allora la nonna malata non avrà nulla”.

Cappuccetto Rosso disse: “Farò tutto per bene”, e diede la mano a sua madre. Ma la nonna viveva fuori nella foresta, a mezz’ora dal villaggio. Quando Cappuccetto Rosso entrò nella foresta, il lupo le andò incontro. Ma Cappuccetto Rosso non sapeva che bestia malvagia fosse e non ne ebbe paura.
“Buona giornata, Cappuccetto Rosso”, disse.
“Grazie mille, Lupo”.
“Dove vai così presto, Cappuccetto Rosso?”
“Dalla nonna”.
“Cosa indossi sotto il grembiule?”.
“Dolci e vino, ieri abbiamo cucinato, lì la debole nonna malata si farà del bene e si rafforzerà con essi”.
“Cappuccetto Rosso, dove vive tua nonna?”
“Un buon quarto d’ora più avanti nel bosco, tra le tre grandi querce, c’è la sua casa; e sotto ci sono le siepi di noccioline, lo saprai”, disse Cappuccetto Rosso.
Il lupo pensò tra sé e sé: “La giovane e tenera ragazza, è un bel bocconcino, sarà ancora più gustosa della vecchia: bisogna iniziare con astuzia, in modo da prenderle entrambe”.
Camminò un po’ accanto a Cappuccetto Rosso, e poi disse: “Cappuccetto Rosso, guarda che bei fiori ci sono, perché non ti guardi intorno? Credo che tu non senta gli uccellini cantare così dolcemente? Va da sola, in giro come se andassi a scuola, ed è così divertente scorrazzare nella foresta”.

Cappuccetto Rosso aprì gli occhi, e quando vide i raggi del sole che rimbalzavano avanti e indietro attraverso gli alberi, e tutto era pieno di bei fiori, pensò: “Se porto un bouquet fresco alla nonna, sarà felice anche lei; ed è così presto che arriverò al momento giusto”, e saltò nel bosco a cercare fiori.

E se ne rompeva uno, pensò che più in là ce n’era uno ancora più bello, e poi correva e correva sempre di più nel bosco. Ma il lupo andò direttamente alla casa della nonna e bussò alla porta.
“Chi c’è là fuori?”
“Cappuccetto Rosso, che porta torta e vino; apri.”
“Basta premere la maniglia”, gridò la nonna, “sono troppo debole e non riesco ad alzarmi”. Il lupo spinse il chiavistello, entrò e, senza dire una parola, andò direttamente al capezzale della nonna e la inghiottì. Poi prese i suoi vestiti, li indossò, si mise la cuffietta, si sdraiò nel suo letto e tirò le tende.
Nel frattempo Cappuccetto Rosso era andata a cercare i fiori, e quando ne ebbe così tanti da non poterne più trasportare, si ricordò di sua nonna e si mise in cammino per andarla a trovarla.
Fu sorpresa di vedere la porta aperta, ed entrando nella stanza, si sentì così strana, che pensò: “Come, sono così paurosa oggi, e di solito sono così affezionato a nonna!”
Disse: “Buongiorno”, ma non ebbe risposta. Poi andò al letto e tirò indietro le tende: lì giaceva la nonna, con la sua cuffietta abbassata sul viso, e con un aspetto meraviglioso. “Ma, nonna che orecchie grandi che hai!”.
“Così posso sentirti meglio”.
“Ma, nonna, che occhi grandi che hai!”
“Per vederti meglio”
“Ma, nonna che mani grandi che hai!”
“Che posso afferrarti meglio”.
“Ma, nonna, che bocca terribilmente grande che hai!”
“Che posso mangiarti meglio”. E mentre il lupo diceva questo, saltò giù dal letto sulla povera Cappuccetto Rosso e la divorò.

Quando il lupo ebbe soddisfatto la sua voglia, si sdraiò di nuovo sul letto, si addormentò e cominciò a russare rumorosamente.
Il cacciatore stava passando e pensò tra sé: “Come può la vecchia russare così, bisogna andare a vedere se ha qualcosa che non va. Così entrò nella stanza, e quando arrivò davanti al letto il lupo vi giaceva.
“Ti trovo finalmente, vecchia testa grigia”, disse, “ti ho cercato a lungo”. Ora stava per imbracciare il suo fucile, quando gli venne in mente che il lupo avrebbe potuto mangiare la nonna, e lei avrebbe potuto ancora salvarsi, non sparò, ma prese un paio di forbici e cominciò a tagliare la pancia del lupo addormentato.
Quando ebbe fatto qualche taglio, vide il berretto rosso che brillava, e un altro paio di tagli, e la ragazza saltò fuori, e gridò:
“Oh, come ho avuto paura! Era così buio nel corpo del lupo!” E poi la vecchia nonna è uscita viva, ma non riusciva quasi a respirare.
Cappuccetto Rosso andò subito a prendere delle grosse pietre con le quali riempirono la pancia del lupo che, quando si svegliò, volle andarsene. Voleva saltare via, ma le pietre erano così pesanti che sprofondò immediatamente e cadde morto.

Allora tutti e tre erano allegri; il cacciatore prese la pelliccia del lupo: la nonna la torta e bevve il vino che Cappuccetto Rosso aveva portato e si riprese; ma Cappuccetto Rosso pensò: “Non uscirai più dal sentiero nel bosco per tutta la tua vita, se tua madre te lo proibisse”.

Si dice anche che una volta, quando Cappuccetto Rosso portò dei prodotti da forno alla vecchia nonna di nuovo, un altro lupo si era avvicinata a lei, e voleva condurla lontano dal sentiero.

Cappuccetto Rosso, però, fu prudente, e andò dritta per la sua strada, e raccontò alla nonna di aver incontrato il lupo, che le aveva augurato buona giornata, ma che ai suoi occhi sembrava arrabbiato: “Se non fosse stato sulla strada aperta, mi avrebbe mangiato”. “Vieni”, disse la nonna, “chiudiamo la porta, in modo che non possa entrare”.
Poco dopo il lupo bussò e gridò: “Aprite, nonna, sono Cappuccetto Rosso.
“Non posso aprire la porta”.

Allora il malvagio lupo girò più volte intorno la casa, e alla fine saltò sul tetto, e voleva aspettare che Cappuccetto Rosso tornasse a casa la sera, per poi inseguirla di nascosto, e mangiarla nell’oscurità.

Ma la nonna si accorse di ciò che aveva in mente. Ora c’era un grande trogolo di pietra davanti alla casa, e lei disse alla bambina:
“Prendi il secchio, Cappuccetto Rosso, ieri ho bollito le salsicce, e porta l’acqua in cui sono state bollite nel trogolo”

Cappuccetto Rosso portò fino a quando il grande abbeveratoio fu abbastanza pieno. Allora l’odore delle salsicce entrò nelle narici del lupo, e lui annusò e guardò giù, e alla fine allungò il collo così tanto che non riuscì più a reggersi, e cominciò a scivolare: così scivolò giù dal tetto, e dritto nel grande trogolo, e affogò.

Cappuccetto Rosso tornò a casa allegramente, e nessuno era dispiaciuto per lui.

Tratto dal libro: Kinder- und Hausmärchen Der Gebrüder Grimm
Di Jacob Grimm

Grazie a Google Libri


Qui una bella vecchia versione della fiaba.

Testo del libro

LITTLE RED RIDING-HOOD -THE QUEEN AND PRINCESSES OF DOLLYLAND

Editori Thomas Nelson and Sons – London

I.

The Little Red Riding-hood—such was the name
Of a nice little girl who lived ages ago;
But listen, I pray you, and then how she came
Such a title to get you shall speedily know.

II.

She lived in a village not far from a wood,
And her parents were all the relations she had,
Except her old grandmother, gentle and good,
Who to pet her and please her was always most glad.

III.

Her grandmother made her a riding-hood, which
She was always to wear at such times as she could,
Twas made of red cloth, so the poor and the rich
Used to call the child Little Red Riding-Hood.

IV.

Her mother, one day, said, “Your granny is ill,
Go and see her—be sure not to loiter along;
Your basket with cheese-cakes and butter I’ll fill—
Now, be sure not to gossip, for that’s very wrong.

V.

“If met by a stranger, be cautious, my child;
Do not hold conversation—just courtesy and say,
‘I’m sent on an errand.’—Do not be beguiled [to stray.]
By strange folks and smooth words from your straight path

VI.

Not far had she gone through the wood, when she met
With a wolf who most civilly bade her Good day.
He talked so politely, he made her forget
She was not to converse with strange folks on the way.

VII.

“To see your dear granny you’re going,” said he;
“I have known her some years, so a visit I’ll pay;
If what you have told me is true, I shall see.”
And the wolf then ran off without further delay.

VIII.

The maiden forgot her fond mother’s advice;
As some pretty wild-flowers she gathered with glee,
To take to her granny; she said, “‘Twill be nice
If I take them to granny—how pleased she will be!”

IX.

The wolf hastened on to the grandmother’s cot; [he said.]
“Who is there?” cried the dame. “‘Tis your grandchild,”
“Pull the bobbin!” said she; soon entrance he got,
And devoured the poor helpless dame in her bed.

X.
He scarcely had finished his horrible feast,
When the Little Red Riding-Hood came to the door.
She tapped very gently; the ravenous beast
Cried out, “Oh, I’m so hoarse! oh, my throat is so sore!”

XI.

Then Little Red Riding-Hood said, “Granny, dear,
It is I who am knocking, so please let me in.”
“Pull the bobbin,” the wolf said; “I’m glad you are here—
You bring me a supper,” he said with a grin.

XII.

When Riding-Hood entered, the wolf said, “I’m weak;
I have pain in my limbs, and much pain in my head;
Be quiet, dear grandchild, don’t ask me to speak,
But undress yourself quickly and come into bed.”

XIII.

She quickly undressed, and she got into bed,
But she could not refrain from expressing her fears.
“Oh, Grandmother dear!” the maid timidly said;
“I have never before seen such very large ears!”

XIV.

“The better to hear you,” the wolf then replied;
But Red Riding-Hood heard what he said with surprise,
And trembling with fear, “Oh, my granny!” she cried,
“You have very large teeth! and what great flashing eyes!”

XV.

“The better to see you! The better to bite!
I am not your old granny, I’ll soon let you see—
I ate her to-day, and I’ll eat you to-night;
By-and-by you shall make a nice supper for me.”

XVI.

But just as he said so, the door open flew,
And in rushed some brave men, who had heard all that
passed;
The bloodthirsty wolf then they speedily slew,
And saved Little Red Riding-Hood’s life at the last.

Tratto da: Little Red Riding-Hood, The queen and princesses of Dollyland, &c

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