PIAZZA ERMINIO FERRETTO, PARTIGIANO

Martirio vuol dire testimonianza, che è affidata ai posteri perché ne traggano ammaestramento e ammonimento; ed è anche forza, e vigore, e tenacia, per difendere il bene che è conquistato, per conquistare il bene che è ancora soltanto aspirazione e meta. O giovani, in queste pagine non è retorica: è storia, è testimonianza. Vorrete dunque lasciar disperdere nell’oblio e nella indifferenza un bene tanto prezioso? Davanti a voi è la via, è la vita. E il cammino vi sarà più facile perché costoro hanno sofferto.

Piero Caleffi

Da un’indagine di qualche tempo fa, risultò che la maggior parte dei cittadini di Mestre non sapeva chi fosse Erminio Ferretto, cui è intitolata la principale piazza della loro città.

Sarà anche in virtù di questa dimenticanza che i partiti di destra, a più riprese, hanno proposto di cambiare il nome da Piazza Ferretto ad un più anonimo Piazza Maggiore. Vale la pena, in occasione della Festa di Liberazione, rievocare la vita di questo partigiano morto perché tutti noi potessimo vivere in un paese libero.

Durante il fascismo Erminio Ferretto aderisce fin da giovane a gruppi antifascisti che operano in clandestinità. Nel 1936 si arruola nelle Brigate Internazionali che combattono a fianco dei repubblicani spagnoli contro i falangisti di Franco. Combatte a con comunisti, socialisti, trotskisti e anarchici, compiendo un percorso politico che lo porta ad aderire al Partito Comunista. Dopo la sconfitta dei repubblicani in Spagna, Ferretto viene internato in Francia e consegnato dal gen. Petain alla polizia italiana, che lo manda al confino.

4 Maggio 1945, Mestre: Funerale di E. Ferretto

Liberato un mese dopo il 25 luglio 1943, torna a Mestre dove stringe rapporti con i contadini della zona e con giovani intellettuali mentre svolge attività politica nelle fabbriche, contribuendo ad organizzare gli scioperi del marzo 1944. Nella stessa primavera si trasferisce nel bellunese dove assieme ad Augusto Pettenò costituisce il battaglione Venezia.

Tra agosto e settembre 1944 Ferretto si sgancia con la sua formazione per sfuggire ai rastrellamenti e scende in pianura, dove ricostituisce un nuovo battaglione, intitolato all’antifascista Giovanni Felisati, fucilato dai nazisti a Venezia. Il battaglione Felisati organizza operazioni di guerriglia tra Roncade, Quarto d’Altino e Mogliano, scatenando la reazione fascista, che si trasforma in una vera caccia all’uomo, che tra le sue vittime annovera anche Erminio Ferretto.

Trenta brigatisti neri alle due della notte del 5-6 febbraio 1945 irrompono in un casolare di Bonisiolo, dove Ferretto è ospite assieme ad alcuni compagni e a suo cugino Martino, nome di battaglia “Volpe”. I due si trovano nella stalla, e si nascondono nelle mangiatoie. Gli squadristi liberano il bestiame e cominciano ad affondare i forconi nelle mangiatoie. Volpe viene ferito ad una gamba ma riesce a trattenersi mentre Erminio, ferito al ventre, tradisce la propria presenza. I fascisti scaricano i mitra sul mucchio di fieno, fino a che il rosso del sangue dà loro la certezza che quel partigiano è morto.

Moriva così Erminio Ferretto, trucidato a colpi di mitra in un mucchio di fieno, mentre il fratello ascoltava impotente e in silenzio lì accanto.

In sua memoria la 31ª brigata partigiana Garibaldi, che contribuì alla liberazione di Mestre, venne ribattezzata Brigata Garibaldi Ferretto.

Ora la piazza principale di Mestre porta il suo nome, serbandone il ricordo.

Altre vie di Mestre intitolate a partigiani caduti per la libertà:

via Bruno Slongo
via Ferruccio Scaramuzza
via Giovanni Felisati
via Diomiro Munaretto
via Giorgio Ferro (medaglia d’oro al valor militare)

Adriano Ardit

Se voi volete andare in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i partigiani,
nelle carceri dove furono imprigionati,
nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano
per riscattare la libertà e la dignità,
andate lì, o giovani,
col pensiero, perché lì è nata
la nostra Costituzione.

Piero Calamandrei

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Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.