Elogio del politeismo

UTILITÀ DELLA CULTURA CLASSICA

Ci sono almeno due buoni motivi per segnalare un libro come Elogio del politeismo di Maurizio Bettini (il Mulino), tutti e due di attualità, anche se di peso diseguale. Il primo, quello più leggero, riguarda il dibattito, che ogni tanto si riaccende, sull’importanza della cultura classica e sul suo insegnamento.

Il secondo, terribilmente all’ordine del giorno, concerne la responsabilità e il peso delle religioni nella guerra e nel terrorismo, in un momento nel quale sono purtroppo evidenti conflitti che hanno motivazioni religiose, o nel quale tensioni e interessi territoriali, economici, e quant’altro, trovano ispirazione ed alimento (nonché pretesti) in differenze di fedi o in integralismi, accentuati fino al fanatismo. Per noi occidentali, comunque figli dell’Illuminismo (e non senza contraddizioni e ripensamenti), si tratta di qualcosa di regressivo, capace di evocare fantasmi che si ritenevano superati e sepolti per sempre.

Ebbene, il libro di Bettini torna su un tema ben noto, e lo sviluppa in modo più che convincente: gli antichi romani non conoscevano guerre di religione; anzi, da conquistatori come erano (e non certo teneri), si interessavano comunque con curiosità alle religioni altrui. Per di più, cercavano di assorbirle e di integrarle, conciliandole con le loro credenze e con le loro divinità. Qualcosa che i tre grandi monoteismi considerano intollerabile, perché il dio unico deve, per definizione, escludere tutti gli altri.

E questo naturalmente ci porta lontano, perché anche la verità a questo punto non può essere altro che unica, e quindi qualsiasi tentativo di sincretismo deve essere escluso.

Come si vede, la tematica diviene fondamentale e si estende al di là della religione, fino a diventare una questione epistemologica e riverberarsi sui saperi e sulla conciliabilità di approcci diversi alla conoscenza.

Ma non allarghiamoci troppo: a noi in questo caso interessa l’esplorazione di un atteggiamento che una fetta di umanità ha già esperito e che ha portato a collocarsi in modo diverso di fronte alle credenze altrui. E qui Bettini ha buon gioco, sulla base di una convincente analisi filologica, che non è mai fine a se stessa, ma riesce a farci cogliere una mentalità. La solida base della cultura classica diventa la chiave che consente di penetrare un mondo, un modo di pensare, un approccio alla religione e alla diversità che può ancora farci riflettere.

Antonio Socal
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ELOGIO DEL POLITEISMO
Quello che possiamo imparare oggi dalle religioni antiche
di Maurizio Bettini
Anno: 3 Aprile 2014
Pagine: 155
Formato: Copertina Flessibile
Editore: il Mulino
Collana: Intersezioni
Lingua: Italiano
Prezzo di copertina: € 10,20

Sinossi
Duemila anni di monoteismo ci hanno abituato a ritenere che Dio non possa essere se non unico, esclusivo, vero. Al contrario, il politeismo antico prevedeva la possibilità di far corrispondere fra loro dèi e dèe appartenenti a culture diverse (la greca Artemis alla romana Diana, l’egizia Isis alla greca Athena), ovvero di accogliere nel proprio pantheon divinità straniere. Questa disposizione all’apertura ha fatto sì che il mondo antico non abbia conosciuto quella violenza a carattere religioso che invece ha insanguinato, e spesso ancora insanguina, le culture monoteiste. È possibile attingere oggi alle risorse del politeismo per rendere più agevoli e sereni i rapporti fra le varie religioni?

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Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.