RICORDI DI PRIMAVERA

EMILIO ZOLA

Mi ricordo di quella passeggiata che feci dieci anni fa, con te, amor mio.
La primavera nasceva, e le giovani frondi brillavano al bianco sole d’aprile.
Il sentieruolo, che seguiva la costa, era orlato di larghi campi di violette.
Quando si passava, si sentiva esalare d’intorno un odor dolce che penetrava nell’anima e la illanguidiva.
Ti appoggiavi sul mio braccio quasi svenuta, addormentata d’amore per cosi dolce profumo.
La campagna era chiara e alcuni moscerini volavano al sole.
Un gran silenzio scendeva dal cielo, e il nostro bacio fu sì discreto, che neppur i fringuelli dei ciliegi in fiore se ne spaventarono.
Alla svolta d’un sentiero, vedemmo in un campo delle vecchie, curve, che coglievano violette gettandole in grandi panieri. Chiamai una di quelle femmine.
– Volete violette? – essa mi domandò…. – Quante?… una libbra?
Ella vendeva i fiori a libbra!
Noi scappammo, desolati tutti e due, perchè ci parve di vedere la Primavera aprire nell’amorosa campagna una bottega di droghe. Guizzai lungo le siepi, rubai qualche magra violetta, ch’ebbe per te un profumo di più.
Ma ecco nel bosco, in alto, sulla collina spuntavano delle violette piccine piccine che, piene di terribile paura, erano ricorse a mille astuzie per nascondersi sotto le foglie.
Tu gettasti subito le violette rubate, quelle stupide violette che crescevano nella terra coltivata e che si vendevano a libbra.
Tu volevi fiori liberi, figli della rugiada e del sole del mattino.
Durante due lunghe ore frugai fra l’erba; e quando avevo trovato un fiore correvo a vendertelo, e tu me lo comperavi con un bacio.

Il mercato dei fiori ad Atene

L’Illustrazione popolare Volume 20
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