Visita a Betlemme di Pietro della Valle

Diciassettesimo secolo

Il lunedì degli undici di aprile, giorno della mia natività, pensai che fosse bene di andare a visitar Betlemme, che è il luogo della natività del Signore: e tanto più che il giorno seguente, o l’altro appresso doveva andar la carovana generale in Hebron; ed essendo Betlemme per quella strada, avrei avanzato tempo, e risparmiato fatica per lo giorno da venire.
Andai dunque, e per la strada vidi alcune cosette degne di esser riferite. Prima, uscito dalla porta di Rama o di David, e voltato a man sinistra lungo le mura, dopo aver camminato alquanto sotto al Monte Sion, trovai una gran peschiera che si chiama la piscina di Bersabea, perchè in quel luogo era la sua casa.
Non credo già che quando David la vide nuda (1) si lavasse in quella piscina, perchè sarebbe stata troppo scoperta; se pur in quei tempi da muraglie non veniva io qualche modo riparala: ma tuttavia, se non là, almeno in altro luogo là vicino più ritirato e dentro quell’acqua si doveva lavare: e l’esser veduta da David è cosa molto verisimile, perchè in ogni luogo che ella stesse, se non era in camera serrata, era sempre scoperta dal Monte Sion (2) che le sovrasta, dove era la casa reale.
Più innanzi, vidi su la strada un albero antichissimo di terebinto, che ha certi rami molto bassi, ed è fama che gl’inchinasse alla Madonna, una volta che di là passava. Si trova poi un gran pozzo o cisterna, chiamata il pozzo dei Magi; e dicono che in quel luogo apparisse loro di nuovo la stella (5), che entrando in Gerusalemme avevano perduta di vista.
Io un monticello più innanzi si vede dove Abacuc fu preso dall’angelo (4), per andare a dar da mangiare a Daniele in Babilonia; e là vicino, dove Elia giacque sovra un sasso (8) nel quale resto impresso un concavo della sua forma. Poi si trova la torre di Giacobbe (6); e si vede il campo di Sennacherib, dove tante delle sue genti furono uccise dall’angelo (7).
Vidi appresso il sepolcro di Rachele, sotto una piccola cupola, che da’ Turchi è tenuta per Ziaret e luogo di divozione; e molti di loro si fanno seppellir là d’intorno (8). Vidi poi una cisterna che chiamano di David; ed è appunto quella, l’acqua della quale egli desiderò una volta; ma quando gli fu portata da tre soldati con tanto pericolo, non la volle bere, e l’offerse a Dio. Da-

(1) 2 Reg. XI.
(2) 2 Reg. v.
(3) Matth. II, 9.
(4) Dan. xiv, 35.
(5) 4 Reg. XIX.
(6) Gen. XXXV, 19.
(7) 2 Reg. XXIII, 15.
(8) Et i Para). xi, 17.

-questo luogo si vede bene di lontano, come anche da altri luoghi avevamo veduto il Monte di Bettulia, patria di Giuditta (1), dove dicono che i Francesi, nelle ultime guerre della terra santa, si tennero da quaranta anni dopo la perdita del resto. Arrivammo finalmente in Betlemme, che da Gerusalemme può esser lontana circa a cinque o sei miglia.
La città è distrutta; ma vi si vedono molte e gran rovine di fabbriche che mostrano essere stata grande e bella, benchè oggi sia una piccola villa abitala dai pastori e da poverissime genti. Il paese, al mio gusto, è il più vago e il più delizioso che possa immaginarsi.
Aria purissima e buonissima: acque eccellenti: colline, valli, e tutte fertilissime, piene di frutti; vi nascono agrumi; piene di fiori e d’erbe odorifere; ogni cosa ride, ogni cosa è allegrezza; insomma tale appunto qual conveniva al nascimento di Dio: ma congiunta con queste doti (ed è cosa da notare) vi si vede una povertà, un’umiltà incredibile; perchè il sito è poco, e per conseguenza povero; ed infatti da villa: non è luogo da corte, non da palagi superbi, ma solo da poveri pastori, che tali sono appunto infin’oggidì tutti gli abitatori d’intorno; e tra tutti gli Arabi non si trova nè anche oggi miglior gente di quella; non degenerando forse da quegli antichi, che per la loro semplicità e sede meritarono di essere avvisati dall’angelo del nascimento di Cristo (2), e di vederlo infante nel presepio.
La chiesa con la grotta dove Cristo nacque sta fuori della villa un tiro d’archibugio, ed è fabbricata, insieme col convento, molto magnificamente, con quantità di colonne e di pietre, per quel che dicono, da sant’Elena.
Il presepio sta sotto la chiesa; ed è una grotta scura cavala nel monte, alla quale prima per i campi si entrava: ma adesso dalle fabbriche è stata in modo accomodata, che solo dal convento vi si entra; ed è ridotta in forma di una cappelletta molto ben custodita dai frati Francescani che vi abitano e ne hanno cura; benchè la chiesa grande di sopra sia ufficiata da’Greci e da Armeni, e sia comune a tutte le nazioni.
La sera stessa, subito arrivati, andammo a visitare il santo presepio, dove, dopo la compieta, si cantano alcune orazioni. Sono nella medesima grotta tre luoghi notabili: uno, dove Cristo nacque, e quivi è l’altar-

(1) ludith. (2) Luc. II.

-maggiore in faccia quando si entra; l’altro, dove dalla Beata Vergine fu messo nel presepio; e quello, per esser molto basso in terra (1), come era appunto allora la mangiatoia, non vi è altare; l’altro, e vi è l’altare, dove fu adorato dai Magi (2). Fatta orazione in questi luoghi, uscimmo dalla cappella, ed andammo in certe altre grotticelle là intorno tulle piene di santuari.
In una si trova il sepolcro degli innocenti, in un’altra l’oratorio di san Girolamo dove studiava, e dove tradusse la Bibbia, quando si era ivi ritiralo per divozione a menare i suoi giorni. Là vicino, in un’altra grotticella, vi è il sepolcro del medesimo santo, fatto a guisa di un altare, come tutti gli altri del paese; ed incontro a quello vi è il sepolcro di santa Paola sua discepola e di santa Eustochia figliuola della detta Paola; ed in un’altra grotta, il sepolcro di santo Eusebio.
Tutti questi luoghi sono sotto terra, scuri, senza lume; ma i frati, per far l’ufficio ordinariamente, hanno sopra un coro, ovvero chiesa luminosa, dove ufficiano, dedicata, se ben mi ricordo, a santa Caterina. Vedute queste cose di Betlemme, il giorno seguente, perchè venne nuova che la carovana che andava in Hebron tardava ancora un altro giorno; io, per non perder tempo in Betlemme, me ne andai a veder Montana Judeae (3), con molti altri luoghi di divozione, che sono da quelle bande.
E prima, camminando sempre tra valli e monti sassosi, ma fruttiferi ed abitati, trovai vicino ad una villa la fontana di san Filippo con molta acqua e buona: e prende il nome da lui, cioè da san Filippo il diacono, perchè vi battezzò l’eunuco di Candace (4). Di là, dopo lungo cammino tra’monti, ne’quali vidi diverse ville, andai al deserto di san Giovanni Battista: ed ivi nella rupe di una valle, in luogo sassoso e privo d’ogni dilicatezza di vivere, suor che di semplici erbe, sopra una fontana di acqua chiara, che scaturisce da quel sasso vivo, si vede ancora la grotta, dove quel gran santo, infin da fanciullo, stava a far penitenza (8). Vi è stata in altri tempi, sopra la grotta, una piccola chiesa; ma adesso la chiesa ancora ha più forma di grotta che di tempio. In questo luogo ci fermammo-

(1) Luc. II, 7. (2) Malth. II, U. (3) Luc. 1. (4) Act. VIII. (5) Luc. III, 80.

-a desinare delle robe che con poi avevamo portate; e dopo pranzo ci riposammo anche un pezzo, sedendo all’ombra, al mormorio di quel fonte che, accompagnato da un’aura di venticello fresco e molto soave, m’invitò pian piano a dormire, e quasi non me ne accorgendo, vi feci con molto gusto un lungo sonno.
Risvegliato che fui, seguitai il cammino verso Montana Judeae, che dal deserto di san Giovanni son lontane due miglia incirca. Trovai prima, quasi in cima del monte, il luogo proprio della visitazione di santa Elisabetta; e vi è una gran chiesa rovinata. Appresso poi, non molto distante di là, vidi la villa dove nacque san Giovanni, che oggi ancora è abitata, e la chiamano in arabo Ain-ciareb.
Nella della villa si vede ancora, quasi tutta in piedi, una grande e bella chiesa, fabbricata sopra una cappella sotterranea, che è il luogo dove nacque san Giovanni. Ma la chiesa, in parte già rovina, e parte se ne servono quegli Arabi contadini e per abitazione loro, e per rimessa di bestie, che è una compassione.
Da questa villa me ne tornai la sera in Betlemme: e perchè, quando arrivai, avanzava un poco ancora del giorno; prima di entrare in convento, andai sotto Betlemme, in una valle un miglio in circa lontana, a vedere il campo dei pastori, dove apparve loro l’angelo, ed annunziò che Cristo era nato. Il luogo della loro capanna o grotta, sopra la quale fu cantato Gloria in ercelsis Deo, si vede ancora segnato con le reliquie di una piccola chiesa, che vi era al tempo de Cristiani.
Il luogo è abitato da pastori oggidì ancora che vi pascolano le lor greggie, ed è bellissimo, come tutto ‘l territorio dintorno. Nell’andar ch’io feci là, vidi per la via, poco lontano dal convento del presepio, il monastero di santa Paola, che fu già bello e grande; ma ora è rovinato e non si abita.
Al ritorno poi, camminando per altra strada, vidi nella falda di un monte le reliquie di una casa, che fu di san Gioseppe, e dicono che un tempo vi abitasse.
Là vicino sta una villa che dai Cristiani è chiamala la villa dei pastori, perchè era la patria dei pastori, a cui fu annunzialo dall’angelo il nascimento di Cristo; ma oggi la chiamano in arabico, Beit-sahur, e pur da’ pastori è abitata. Finalmente, vicino al convento, nell’alto del monte, vedemmo una grotta sotterranea, dove dicono che stesse nascosta la Madonna molti giorni, prima di andare in Egitto, in quella prima furia di Erode.
Del sasso di questa grotta, che è bianco e tenero a guisa di tufo, spolverizzato ed impastato non so come con acque odorifere, se ne sanno certi come Agnus Dei, o medaglie, con diverse impronte d’imagini sacre; e di esso ancora stemperato danno i frati a bere per divozione: e perchè, oltre che giova ad altre infermità, dicono ancora che ha particolar virtù di far tornare il latte alle donne; lo chiamano perciò il latte della Madonna, che V. S. più volte avrà sentito nominare in Italia, e veduto in diversi reliquiari che alcuni si maravigliano come possa trovarsi.

La mattina seguente venne la carovana che andava in Hebron, maggiore assai di quella…

Il viaggio continua su Google Libri: Viaggi di Pietro della Valle il Pellegrino descritti da lui …, Volume 1


Pietro Della Valle detto Pellegrino, nato l’11 aprile 1586 a Roma e morto il 21 aprile 1652) è stato un avventuriero, poeta, musicista ed esploratore italiano del XVII secolo, che identificò Babilonia, rivelò l’esistenza della scrittura cuneiforme e divenne uno dei primi specialisti di Assiriologia. È noto al grande pubblico per aver introdotto i gatti persiani e il caffè turco. (Wiki)