Antichissimo è il culto che si ha a Maggio, questo mese in cui comincia il regno della Rosa, a cui fanno corteo mille vaghi fiori.
Ai tempi di Lorenzo de’ Medici, il Maggio si avea un culto grandissimo e te ne accertano, fra gli altri ricordi, le tre ballate che Lorenzo compose, e di cui ci piace riprodurre alcuni versi:
Ben venga Maggio
El gonfalon selvaggio;
Ben venga Primavera
Che ognun par che innamori.
E voi, donzelle, a schiera
Con i vostri amadori
Che di rose e di fiori
Vi fate bello il Maggio,
Venite alla frescura
Delli verdi arboscelli,
Ogni bella è secura
Fra tanti damigelli,
Chè le fiere e li uccelli
Ardon d’Amore il Maggio.
Anticamente erano il suono, il canto e le mense che annunziavano e festeggiavano l’arrivo della bella stagione.
Maggiolate appunto erano nomate quelle canzonette delle Calende di Maggio.
E poichè alcuno può forse ignorare che significhi Calende, ci affrettiamo, a dire che indica il primo giorno dei mesi, e che ha origine dal verbo greco Kalein che significa convocare, perchè in tal di si radunava il popolo a intendere la pubblicazione di quella parte di Calendario che atteneva al mese che incominciava.
Eccovi pure un saggio delle Maggiolate, tolto ai Marmi di Francesco Doni:
Nel vago, dolce, dilettoso Maggio
Cantiam pastori,
A piè di questo faggio,
Nostri felici amori
Che ‘l Dio Pan porge orecchio al nostro canto.
In questo mese si sacrificava alla Dea Maja ed a suo figlio Mercurio, anzi alcuni opinano che da questa Dea romana derivi la parola Maggio.
Ed un’altra usanza che, modificata, vige tuttora, è quella di piantare un ramoscello in questo mese. Ab antico durante quelle cantate era in uso, nella prima notte di Maggio, attaccare alla finestra o alla porta di casa della innamorata il Majo, che era un ramoscello ornato di fiori.
Noi pure vogliamo salutare il Maggio, e lo facciamo ornando di vaghi fiorellini le due pagine di mezzo del nostro giornale.
La Rosa, il Garofano, il Geranio, la Violacciocca, la Campanula, il Fior di Robinia, la Primavera officinale e altri fioretti sono i messaggeri dei nostri saluti al ritorno del bel mese fiorito.
La Rosa.
Fra le numerose specie del genere Rosa, quella di cui vedete una incisione è la Rosa comune, incarnata, maggese ed ortense, i cui petali si usano pure in medicina, e che si crede recata in Francia al tempo delle crociate.
Il Garofano.
Ad essa tien dietro, fiore non meno comune, il Garofano, pianta erbacea ed anche suffrutescente, a caule nodoso, articolato, a foglie opposte, a fiori terminali discosti in cima od anche solitari; appartiene alle Cariofillee.
La Violacciocca.
Il fiore della Violacciocca, – famiglia delle Crocifere, – è regolare; il suo calice si compone di quattro sepali liberi, diritti, dei quali due laterali sono gibbosi alle parti. Appartengono alla stessa famiglia il Cavolo, il Cavolo Crespo, il Cavolo-fiore e il Broccolo, per tacere di molti altri.
Il Geranio Roberziano.
Nelle siepi, nei cespugli, sui vecchi muri ed in generale nei luoghi ombrosi si incontra sovente da noi l’Erba cimicina, Erba roberta o Cicuta rossa (Geranium Robertianum) che esala un fetore particolare e che fiorisce da aprile ad agosto. Essa è annua, a cauoe ascendente, ramoso rossiccio, villoso-glanduloso; appartiene alle Geraniacee.
La Campanula.
La Campanula o Campanella grande appartenente alle campanulacee, è detta anche Fior campana o Viola marina. E’ nota per le sue grandi corolle che sbucciano parecchie in una volta; è pianta indigena del mezzogiorno dell’Europa. Di Campanule si conoscono molte specie, parte indigene, parte esotiche, e si coltivano ordinariamente come piante di ornamento.
Fior d’Acacia o Robinia.
La falsa Acacia o Robina (Robinia pseudo-acacia) è originaria dell’ America del Nord e fu coltivata per la prima volta in Francia nel 1601 dal sig. Robin, di cui ha conservato il nome. È un albero di belle dimensioni che termina superiormente in una corona arrotondata, ampia, a rami divaricati. I suoi fiori bianchicci molto odorosi, sono disposti in grappoli assai piccoli pendenti.
Arcangelica.
L’Arcangelica, che appartiene alle Ombrellifere, è una pianta erbacea, coltivata nei nostri giardini, che cresce spontaneamente nel Giura e in vari luoghi d’Italia: ha radice assai contiene in abbondanza un sugo aromatico e stimolante. Epperciò la si coltiva principalmente pei confettieri che colle sue giovani messi preparano conserve zuccherine, profumate e spoglie dell’amarezza e della acrimonia propria di questa pianta.
Aquilegia.
La gente di campagna colpita dalla forma e dall’eleganza dell’Aquilegia, diede a’ suoi fiori il nome di Amor perfetto, Fior cappuccio, Amor cornuto, od anche Guanto di Nostra Donna. I loro petali sono conformati a foggia di cornetti cavi, ricurvi alla loro estremità libera ed acuta. E sono in numero di 5 che alternano con altrettanti sepali petaloidi e piani, cioè non accartocciati. Questa pianta appartiene alle Ranuncolacee.
Primavera officinale.
Le Primavere (Primule) sono piante erbacee, perenni, a foglie semplici, alterne, senza stipole. La più parte della specie di questa famiglia sono originali dell’Europa o dell’Asia. La officinale o volgare è comune da noi nei boschi, sul ciglio dei fossi, nei pascoli asciutti ed in generale nei luoghi soleggiati. Essa – che appartiene alle Primulacee, – deve il suo nome ad una grata comparsa che i suoi fiori fanno nel principio della stagione omonima. Fra alpi, monti e piani la flora italiana ne conta un sedici specie.
Articolo tratto da: L’illustrazione popolare
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