LO SCIROCCO A VENEZIA

Non v’è sole e non piove;
Nell’equorea distesa addormentata
Tetro il cielo si specchia, e nulla smuove
Questa morte larvata.

Son verdastri i canali,
Le case umide e grige, i lastricati
Lubrici, e stanno immoti ai loro pali
I battelli attaccati.

Un alito affannoso
Viene sull’acqua da lontan paese,
Sudan goccie di liquido oleoso
I palazzi e le chiese.

Tutto è floscio e barocco:
Il fior dell’arti, il fior dei sentimenti,
Perchè reclina a terra lo scirocco
Anime e monumenti.

Quale mantel di piombo
Cala addosso ad ognuno l’apatia,
E solo qualche misero colombo
É padron della via.

Di pece l’acre odore
Oggi più non si fiuta, o più non reca
Una vela dal fulgido colore
Questa laguna bieca.

Beato chi sublime
É in mezzo all’aer vivido dei monti,
E del pensiero tenta l’ardue cime
E i sereni orizzonti!

Qui lo scirocco sfibra
A ognun la vita, e al lagrimoso fato
Di Venezia, l’estremo colpo vibra,
L’estremo dì ha segnato.

La città sonnolenta
Non sa lottar col fango che l’ingoia;
Piglia il caffè, sbadiglia, s’addormenta
E affonda nella noia.

C. A. LEVI.

Tratto da: L’illustrazione popolare
Digitalizzato da Google