Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin

Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin Pierce  – Fake?

Il capo indiano Noah Seattle leader dei nativi americani Suquamish e Duwamisc, tenne effettivamente un discorso, un appello al rispetto dei diritti dei nativi americani e dei valori ambientali nel 1854 al governatore Isaac Stevens. È considerato uno dei predecessori dell’ambientalismo e della difesa della natura. Il dottor Henry Smith scrisse alcuni stralci del discorso.

Purtroppo ci sono almeno quattro versioni del discorso, che hanno ‘inquinato’ la versione originale, che già era difficile da intendere perché in lingua nativa Lushotseed di Seattle, tradotta in gergo Chinook e poi in inglese;

Tuttavia, il discorso è diventato popolare solo con la terza versione, che è circolata negli anni ’70 e ’80. Somiglia molto poco alla prima versione ed è stato scritto da Ted Perry nel 1972 per un film per la TV sull’ecologia (Wiki).

Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea ci sembra strana.
Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua sotto il sole, com’è che voi potete acquistarli? Ogni parco di questa terra è sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura e ogni ronzio degli insetti è sacro nel ricordo e nell’esperienza del mio popolo.
La linfa che cola negli alberi porta con sé il ricordo dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa terra magnifica, perché essa è la madre dell’uomo rosso. Noi siamo una parte della terra, e la terra fa parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli, la cresta rocciosa, il verde dei prati, il calore dei pony, e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il Grande Capo Bianco di Washington ci manda a dire che vuol acquistare la nostra terra ci chiede una grossa parte di noi.
Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio per muoverci affinché possiamo vivere confortevolmente tra di noi. Egli sarà il nostro padre, noi saremo i suoi figli. Prenderemo, dunque in considerazione la vostra offerta ma non sarà facile accettarla. Questa terra, per noi, è sacra. Quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua, per noi è qualcosa d’immensamente più significativo; è il sangue dei nostri padri.
Se noi vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi che esse sono sacre, dovrete insegnare ai vostri figli che è terra sacra e che ogni riflesso nell’acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri, e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per i fiumi lo stesso affetto che dimostrereste a un fratello.
Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte di terra è uguale all’altra, perché è come uno straniero che arriva di notte e alloggia nel posto che più gli conviene.
La terra non è un suo fratello, anzi è un suo nemico e quando l’ha conquistata va oltre più lontano. Abbandona la tomba dei suoi avi e di ciò certo non se ne preoccupa. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio.
Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere come si fa con i montoni o con le pietre preziose. Il suo appetito divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri morti sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi dell’uomo rosso.
Ma forse ciò è perché l’uomo rosso è un selvaggio e non può capire! Non esiste un posto accessibile nelle città dell’uomo bianco. Non esiste un posto per vedere le foglie e i fiori sbocciare in primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse è perché io sono un selvaggio e non posso capire. Il baccano sembra insultare le orecchie. E quale interesse può avere l’uomo a vivere senza poter ascoltare il rumore delle capre che succhiano l’erba o il “chiacchierio” delle rane, la notte, attorno allo stagno?
Io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che slanciandosi come una freccia accarezza la faccio dello stagno, e preferisce l’odore del vento bagnato dalla pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L’aria è preziosa per l’uomo rosso, giacche` tutte le cose respirano la stessa aria; le bestie, gli alberi, gli uomini tutti respirano la stessa aria.
L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come un uomo che impieghi parecchi giorni a morire resta insensibile alle punture. Ma se noi vendiamo le nostre terre, voi dovete ricordare che l’aria per noi è preziosa, che l’aria divide il suo spirito con tutti quelli che fa vivere.
Il vento che ha dato il primo alto al nostro Grande Padre è lo stesso che ha raccolto il suo ultimo respiro. E se noi vendiamo le nostre terre voi dovrete guardarle in modo diverso, tenerle per sacre e considerarle un posto in cui anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento reso dolce dai fiori del prato. Considereremo la vostra offerta di acquistare la nostre terre.
Ma se decidiamo di accettare la proposta io porro` una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare le bestie che vivono su questa terre come se fossero suoi fratelli.
Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall’uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno che passava. Io sono un selvaggio e non comprendo come il “Cavallo di ferro” tutto fumante, possa essere più importante dei bisonti quando noi li uccidiamo solo per assicurarci un mezzo per sopravvivere.
Che cosa è l’uomo senza le bestie? Se tutte le bestie sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine nello spirito. Poiché ciò che accade alle bestie, prima o poi accade all’uomo. Tutte le cose sono legate tra di loro.
Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che essi calpestano è fatto dalle ceneri dei nostri padri. Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono arriva dalla terra, arriva anche ai figli della terra.
Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su sé stessi. Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all’uomo, bensì è l’uomo che appartiene alla terra. Questo, noi lo sappiamo.
Tutte le cose sono legate tra loro come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate tra loro.
Tutto ciò che si fa per la terra, lo si fa per i suoi figli. Non è l’uomo che ha tessuto le trame della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé stesso. Lo stesso uomo bianco, col quale il buon Dio si accompagna e parla con lui come due amici insieme, non può essere dispensato dal destino comune.
Prima di tutto, forse noi siamo fratelli. Noi verremo volentieri. C’è una cosa che noi sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è lo stesso vostro Dio. Voi forse pensate che adesso lo possedete come volete possedere le nostre terre; ma non lo potete. Egli è il Dio dell’uomo, e la sua pietà è uguale per tutti: tanto per l’uomo bianco quanto per l’uomo rosso.
Questa terra per lui è preziosa. Nuocere alla terra è come ricoprire d’ingiurie il suo Creatore. Anche i bianchi spariranno; forse prima di tutte le altre tribù. Infettate i vostri letti, e una notte vi troverete soffocati dai vostri detriti. Ma morendo voi brillerete con splendore, ardenti della forza di Dio che vi ha portati sino a questa terra e per qualche disegno particolare vi ha fatto dominare questa terra e l’uomo rosso.
Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono massacrati tutti, i cavalli selvaggi domati, gli angoli più segreti delle foreste invasi dagli uomini, quando la viste delle colline in pieno fiore è imbruttita dai fili che parlano. Dov’è finito il bosco? È scomparso. Dov’è finita l’aquila? È scomparsa.
È la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

2022