LE NUOVE ARMI da fuoco – 1867

Vittor Hugo nella sua introduzione a quella nuova pubblicazione a cui die’ causa la mostra universale parigina, Paris-Guide, traccia uno splendido quadro dell’Europa nel secolo venturo, quando la pace regnerà sovrana sopra tutto il continente europeo in cui abiterà una nazione sola, fraternamente stretta da vincoli di comune interesse e d’amore.
L’utopia dell’oggi, fu detto argutamente essere poi la verità del domani, e noi ardentemente facciam voti che il domani di questa verità intravvista dal genio poetico dell’Hugo arrivi il più presto possibile su questa misera umanità; ma purtroppo col nostro desiderio non si può concordare il nostro ragionamento che ci mostra l’Europa ancora in sull’armi, anzi cercarne di nuove e più tremende, e in mezzo a lei troppe le cagioni di lotta quasi inevitabile; e basti accennare per ciò la sempre minacciosa quistione d’Oriente.
La storia dell’umanità pur troppo è scritta col sangue, e tracciata colla punta delle armi, in principio di legno, poi di pietra, quindi di metallo, e pare che l’uomo mentre progrediva in civiltà, prima di crearsi i comodi della vita, cercasse gli elementi di distruzione, ed a render questi ognor più tremendi volgesse ogni studio ed ogni scoperta delle forze della natura. Le lunghe aste di cui era irta la falange macedonica, le forti spade dei legionari romani, le ferree, corazze dei cavalieri del medio evo, caddero innanzi alla scoperta fattà verso il 1300 da Bertoldo Schwartz.
Certo quel monaco quando pestando una miscela di salnitro, zolfo e carbone vide da improvviso scoppio proiettarsi il pestello del suo mortaio, non pensò alla rivoluzione che avrebbe prodotta nel mondo e nella guerra la scoperta di quella mistura. La scienza s’impadronì tosto di questo nuovo trovato, e gli uomini, prima d’investigare a quali utili poteva servire, cercarono in qual modo applicarlo alla distruzione dell’umanità, e la gloria di questo primo uso, se in esso avvi gloria, fu degli Italiani!

Dal secolo XIV comincia la storia delle armi da fuoco, che mutarono intieramente gli ordinamenti della milizia e la tattica delle battaglie. Troppo lungo sarebbe e fuori del limite d’un giornale, il tracciare la storia dei progressivi mutamenti che successero nelle armi da fuoco, da, quelle che prime tuonarono alla battaglia di Chioggia, fino alle ultime che diedero ai Prussiani la vittoria sui campi di Sadowa.
Basti il dire che il calcolo matematico, la fisica, la chimica, la metallurgia, la meccanica, la tecnologia, concorsero tutte ai successivi perfezionamenti delle armi ed a farle ognor più tremende, e tuttodì si studia a trovar modo di render più celere e più grande l’ecatombe umana sui campi di battaglia.
Destino umano! Ma forse la Provvidenza lascia correr sfrenato in questa via l’umano intelletto, finchè sostando in mezzo ad un mare di sangue, non resti attonito di questa scienza distruttiva, e rifletta se non sarebbe possibile far progredire l’umanità per altra strada non inzuppata di sangue e meno fetente di cadaveri! Per onore dell’uomo, animale ragionevole, speriamo che sia cosi!
Le prime armi a fuoco che si costrussero si caricavano dalla culatta; ma poi per gli imperfetti metodi di lavorare i metalli, si dovette recedere da questo sistema che era il più razionale, e servirsi del dalla bocca.
Ora si ritorna al metodo primitivo stante il perfezionamento dell’arte metallurgica; e la scienza umana si affatica a cercar modo di uccidere un maggior numero in una data unità di tempo.

L’arma da fuoco consta di una canna o cilindro vuoto, metallico, appoggiato ad una cassa di legno, o portatile colle mani, o trasportabile qual veicolo con ruote tratte da cavalli. L’effetto utile ossia esterminatore è prodotto da un corpo mobile, metallico, forma o sferica o cilindro-ogivale, che viene proiettato una forza balistica.
Questa si produce dalla celerissima accensione di polvere racchiusa in determinata quantità nel tubo, la quale riducendosi in gaz per effetto della combustione, per reclusione forzata fra le pareti dell’arma ed il proiettile, e l’alta temperatura, riceve tale tensione da imprimere a quello una forza di proiezione che gli fa percorrere con grandissima velocità lunghe distanze, conservando forza tale, in ragion della grossezza dell’arma, da penetrare nei corpi anche più solidi.
Uno speciale meccanismo, detto innesco, serve poi per trasmettere con sicurezza e celerità l’accensione alla polvere rinchiusa nell’arma.
Ognuno di questi quattro precipui elementi di un’arma da fuoco, cioè canna , palla , polvere, innesco, subì presso tutte le nazioni successive variazioni chiamate ognora miglioramenti.
Le canne si fecero prima cilindriche e liscie, poi cilindriche rigate o scanellate con righe parallele all’asse o elicoidali, con stelo al fondo o senza, e caricantisi o dalla bocca o dalla culatta. Se ne proposero anche di poligonali ed elittiche.
Le palle si costruirono di diversi metalli, sferiche, cilindriche, ogivali, scanellate, vuote.
La polvere subi variazioni nel dosamento de’suoi ingredienti, nel suo lavoro meccanico e nella sua granulazione e lisciatura. Una nuova polvere del capitano prussiano Schultze detta polvere chimica, da cui è tolto lo zolfo, sembra offrire grandi vantaggi sull’antica.
Il fulmi-cotone, quando sarà meglio studiato, potrà essere un succedaneo della polvere, ed il liquido detto nitro-glicerina, trovato dal nostro cav. Sobrero, offre già una che potenza balistica grandissima.
L’ innesco passò dalla miccia alla rotella, da questa alla percussione della silice sulla martellina, e dalla pietra focaia alla percussione o sfregamento su preparato fulminante, ed ora leggesi nel giornale scientifico Les Mondes, che tentasi l’applicazione dell’elettricità all’innesco della carica sia nei fucili che nei cannoni.

La scienza non dice mai l’ultima parola, e i suoi progressi continui Certo rendono quindi costosissima ai contribuenti l’arte di uccidersi. Speriamo però non lontana l’epoca, in cui essa a vece di servire la distruttività e non e l’ambizione dei potenti, varrà a stabilire la libertà e la felicità dei popoli.
Il fucile prussiano ad ago è invenzione conosciuta da parecchi anni, ma la scienza ufficiale d’altre nazioni, che nell’arte della guerra ambiscono il titolo di Maestri di color che sanno, o per superbia o per invidia lo disprezzarono, finchè venne Sadowa a persuadere quei maestri della sua utilità.
Non è d’uopo dire come anche i barbassori della scienza militare italiana fecero eco all’opinione di oltremonte, a cui sempre sottoscrivono ciecamente. Questo è il frutto che si ottenne dagli ordinamenti dell’artiglieria creati da tale che pose il maneggio sopra la scuola e l’arte ippica innanzi alla scienza matematica.
Ora dopo la vittoria dei Prussiani, il terribile fucile ad ago ha messo in convulsione tutta Europa.
Presso tutte le nazioni gli arsenali sono in rivoluzione. Commissioni si succedono a Commissioni per esaminare nuove armi, per calcolarne la forza e la celerità di sparo, per stabilirne la spesa, che sarà sempre pagata da quelli che dovranno farsi ammazzare, e quando credono di aver trovato l’ottimo, ecco uscire un nuovo modello che promette maggiore eccidio in un dato tempo.
Intanto, in mezzo a questo immenso frastuono di fucine, di magli e di martelli, che trasmutano armi antiche e ne creano di nuova, l’Italia che fa?
Si dice che vi sia una Commissione la quale studia profondamente la questione. Studiare va benissimo: ma converrebbe anche venirne presto alla conclusione di siffatti studi.
Si soggiunge che come Fidia copiò da varie donne le loro diverse bellezze per formarne la bellissima Venere, così nella R. fabbrica di Valdocco si studii di comporre un’arma modello, che riuscirà il meglio di tutte le armi proposte. Intanto che l’Italia aspetta questo miracoloso fucile, gli inventori italiani si consolino che varii loro modelli ebbero il voto di altre nazioni in tal genere di lavori espertissime.
La Francia poi manda a Brescia commesse per armi, e il nostro Ministero non trova nulla di buono in Italia! È tempo ormai che la nazione apra gli occhi e cessino queste anomalie, poichè, se si cammina di questo passo, come fu l’esercito piemontese l’ultimo in Europa a cambiare la pietra focaia nell’innesco fulminante, così sarà l’ultimo l’esercito italiano ad avere fucili ad ago, e ciò quando le fabbriche straniere saranno libere per poterci servire.

A. Massimino
Colonnello d’artiglieria in ritiro e professore di matematica..

Tratto da L’universo illustrato giornale per tutti

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