La nascita di Gesù, i magi, la befana

(Rimaneggiamento fantastico)

Gaspare era giovane imberbe. *
Melchiorre un vecchio con i capelli lunghi ricciuti e barba bianchi. *
Baldassarre anche lui con una lunga barba ma di carnagione olivastra. *

Gaspare in quella notte buia sul Monte Vaus distolse gli occhi dalla volta stellata al foglio che aveva tra le mani, il suo collega e magio astronomo Melchiorre annuì… “Allora è confermato, bisogna dire a Baldassarre che…” ma non ebbe il tempo di finire che il sopraggiunto Baldassarre terminò la frase, “è nata una nuova stella!”. (1)
– Ma cosa fai qui? Parve dalle loro facce alquanto sorprese, dire al nuovo magio pure lui astronomo.
– E vi pare che io mi sia fatto una cammellata per un nonnulla? (2) Rispose con una domanda il magio, – Ormai è chiaro, quello che è stato scritto si sta per compiere proprio in questi nostri tempi.
Si guardarono e portarono il testo presso la luce rossastra di una torcia poco discosta, lessero per l’ennesima volta quanto in quel punto del rotolo dell’Avesta** vi era scritto la profezia della nascita, da una Vergine, di un “Saoshyant” un salvatore che soprintenderà al rinnovamento del mondo.
E Melchiorre aggiunse, “e tutto è corroborato anche dai Giudei quando sono ricordate le parole di Michea quale profezia:
«Ma tu, o Betlemme Efratah, anche se sei piccola fra le migliaia di Giuda, da te uscirà per me colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini sono dai tempi antichi, dai giorni eterni».
Ormai non ci sono più dubbi, sta nascendo il salvatore del mondo, che farà perfino risorgere i corpi, e poi… c’è scritto seguirà il giudizio universale, contraddistinto da torrenti di fuoco”.
– Tremo a tal pensiero, ma non mancherò di recarmi a vedere di persona ciò che accade, esclamò sempre il giovane Gaspare.
– Eh! Disse Baldassarre, e ci vuoi andare da solo? Io sono già pronto con la mia piccola kārvān (carovana di cammelli o dromedari), se vuoi approfittarne, ti puoi accodare.
Gaspare allora sbottò: “ma se ci andiamo cosa dobbiamo portare, se è un Re, cosa sarà più appropriato per lui?”.
– Beh disse Melchiorre, “gli porteremo dell’oro per sapere s’è signore terreno, incenso per sapere s’è Dio, mirra per sapere se è eternale”. Dobbiamo sbrigarci continuò, la strada è lunga e incerta,
– E anche pericolosa rilevò Gaspare.
Baldassarre confermò: “Si è vero ma se stiamo insieme non ci saranno tanti pericoli, e pensavo di andare in Giudea passando da Gerusalemme”.
Così fecero e in appena tredici giorni arrivarono, ma appena misero i piedi dei cammelli in Giudea ci fu una grande agitazione al sol vederli e il re Erode ° li fece subito convocare, e quando furono alla sua presenza, esclamarono: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”.
Ma Erode cadde dalle nuvole a tali parole, e ne fu turbato, lo fu molto di più quando i suoi scribi confermarono le tesi dei magi.
Allora li prese in disparte e si fece raccontare per filo e per segno i presagi che li aveva mossi e quanto sapevano, loro risposero: “Abbiamo visto una stella grandissima, che brillava tra queste altre stelle e le oscurava, così che le stelle non si vedevano, e noi per questo abbiamo capito che un re era nato per Israele e siamo venuti ad adorarlo”.
Quindi Erode disse loro: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
I Magi il giorno dopo si misero in marcia tenendo d’occhio quell’astro in cielo che ora aveva una piccola coda luminescente che pareva puntasse poco prima dell’orizzonte.
– Non è stata una buona Idea parlare a Erode di un nuovo Re disse Gaspare, “già” rispose Baldassarre “mi è parso molto turbato e non mi ha fatto per niente una buona impressione ed è strano perché anche gli scritti d’Isaia ne parlano”.
– Sinceramente replicò Gaspare “parlo così perché questa notte ho fatto un sogno vivido, °° un essere con le ali mi ha avvertito di non ritornare da Erode”.
– Anche tu? chiese Melchiorre?
– Anche voi? Chiese Baldassarre?
E rimasero stupiti e in silenzio.
Baldassarre fu il primo a riprendersi dicendo: “sarà meglio non immischiarsi negli affari di Erode visto la fama che gode, probabilmente non accetterà rivali nel suo territorio, daremo retta alle nostre visioni”.
– Abbiamo mal parlato s’intromise Melchiorre, “Erode è diffidente, sospettoso e a volte spietato, e aver narrato a lui della nascita di un nuovo Re sul suo territorio è stato da imprevidenti”.
– Tanto più che siamo anche astrologi e indovini, rise tristemente Gaspare.
– Faremo bene a ritornare cauti per un’altra strada proferì Baldassarre.
Betlemme e circa a dieci chilometri da Gerusalemme, ma a un certo punto non ebbero la sicurezza di trovare la strada giusta, per non sbagliare quindi intesero chiedere indicazioni, poco distante s’intravvedeva una misera casupola, avvicinatosi qualcuno di loro bussò alla porta, dopo un po’ si aprì e comparve una signora molto anziana, vestita miseramente, in mano teneva una scopa.
I Re Magi le chiesero se poteva indicare loro la strada per andare a Betlemme, ma la povera donna forse intimidita da quel corteo, forse solo troppo vecchia e stanca di quel suo sbrigare o forse meglio ancora diffidente, non volle dare informazioni, apparve a loro come una vecchia su cui non dare affidamento, quindi la salutarono e proseguirono.
La vecchietta appena tornò in casa si mise a pensare su ciò che stava accadendo, e su quello che le avevano chiesto, continuavano a ronzarle in testa le parole… un bimbo sta nascendo qui a Betlemme, incuriosita e dispiaciuta in ugual maniera per non essersi al momento offerta di accompagnarli, prese un cesto e lo riempì di buone cose mangerecce e uscì da casa per cercare di raggiungere la comitiva. Purtroppo non riuscì a trovarli e alla fine diede ai bimbi che incontrava per strada i dolci contenuti nel suo cesto.
Si deve saper che con il passare degli anni è divenuta curva e piena di acciacchi ma la notte dell’epifania per farsi perdonare va in giro con l’aiuto della sua scopa, per lasciare nelle calze dei bimbi che le appendono presso il camino o vicino alla finestra i suoi regali.
Mentre la carovana si stava avvicinando a Betlemme, nel villaggio appresso, Beit-saur vi era un luogo chiamato “Il campo dei pastori” dove i pastori trovavano riparo per passare le notti, infatti, c’erano delle grotte adibite a case, e c’era anche una torre per meglio controllare dall’alto le greggi di pecore e capre, e ordunque dei pastori vegliavano anche di notte, e quella notte invernale gelida non se la dimenticarono, all’improvviso furono avvolti da una luce e un essere di luce si presentò davanti a loro, sgomenti i pastori non riuscirono neanche a fuggire, ma una voce li raggiunse.
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo, oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Non ebbe finito che apparve un esercito di angeli che lodavano Dio e dicevano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
Appena gli angeli se ne andarono verso il cielo, i pastori riavutasi dallo spavento si dissero l’un l’altro, “Andiamo dunque fino a Betlemme, e vediamo quest’avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”, Betlemme è qui vicina.
Non fecero fatica a trovare Gesù la grotta in cui stava, infatti, era avvolta da una nube luminosa, così videro Maria, Giuseppe e il bambino deposto in una mangiatoia, fra un asino e un bue, appena poco dopo che due levatrici, chiamate da Giuseppe per il parto, se n’erano già andate. Allora Josefo, Ysacio e Jacobo i tre pastori più pronti riferirono ciò che a loro era stato detto, e tutti si stupivano, e Maria da parte sua custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Il bagliore in cielo guidò anche i magi e man mano che si avvicinavano il prodigio si trasformava in un fascio luminoso che scendeva sopra la grotta invitando i magi a entrare, nel bagliore s’intravide un bambino, allora sulla soglia si presentò il minore “e parveli di sua forma e di suo tempo, ” e poi il mezzano e il maggiore e a “ciascheuno per sé parve di sua forma e di suo tempo.” E rapportando ciascuno quello ch’aveva veduto, molto si meravigliarono, e pensarono d’andare tutti insieme; e andando insieme a tutti parve quello ch’era, cioè fanciullo di 13 die (giorni). Si prostrarono (proskunesai)*** e offrirono i doni, (3) “e lo fanciullo prese tutto; e lo fanciullo donò a li tre re uno bossolo chiuso”.

Dopo che i tre Magi ebbero cavalcato alcuni giorni, vollero vedere ciò che il fanciullo aveva donato a loro. Aperto il bossolo vi trovarono una pietra, *4* si meravigliarono perché non capirono il significato e la gettarono in un pozzo, come fu lanciata un gran fuoco discese dal cielo e si gettò in quel pozzo. Presi dalla meraviglia, stupiti e pentiti del gesto presero parte di quel fuoco e lo portarono in un loro tempio…*5*.
I magi ritornarono a casa senza l’aiuto della stella, dovettero fare un lungo itinerario per non ripassare dai possedimenti di Erode, a quanto si dice morirono tutti in età avanzata, quando Marco Polo visitò l’Oriente presso il villaggio Persiano di Saba nel suo libro, “il Milione” scrisse:
In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò piú volte in quella cittade di quegli 3 re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano 3 re soppelliti anticamente.


Tratto da vari racconti.

Le varie tradizioni non sono univoche, non è possibile attribuire ai magi i loro rispettivi nomi, età, fisionomia.

* SecondoBede, detto il Venerabile (in latino Beda Venerabilis, in inglese: Bede), è stato un monaco e studioso anglosassone nato intorno al 672/673 in Northumbria e morto il 26 maggio 735.

** L’Avestā è il nome sotto il quale va a collocarsi l’insieme dei libri sacri appartenenti alla religione zoroastriana.

° Oggi la maggior parte degli studiosi colloca la nascita di Gesù tra il 7 e il 6 a.C. perciò al trono c’era Erode il Grande.

°° L’angelo avvertì i Magi dopo che essi si prostrarono a Gesù.

*** Proskunesai – Portar la mano alla bocca inviando riverente bacio, nella Grecia tale verbo fu usato unicamente per significare il gesto della genuflessione.

*4* Apersero lo bossolo, e quivi trovarono una pietra, la quale aveva loro data Cristo in significanza che stessono fermi nella fede, ch’aveano cominciata, come pietra.

*5* Il Milione di Marco Polo

(1) Il Vangelo dell’Infanzia Armeno, indica che i tre magi erano tre fratelli.

(2) Giovanni di Hildesheim monaco cristiano e teologo tedesco, invece scrive: I tre re si prepararono al viaggio, ognuno, come abbiamo detto, all’oscuro dell’impresa degli altri…
…Giunsero presso il monte Calvario, dove si trovano le tre strade,e , proprio allora, sopraggiunse con il suo esercito Jaspar, re di Tharsis e dell’isola Egriseula: e così, proprio in questi trivio, i tre Re si incontrarono. E, sebbene mai si fossero veduti l’un l’altro, per la gioia si precipitarono all’incontro, baciandosi.

(3) Melchiar diede l’oro, ma anche Trenta denari… Sì quei famosi trenta pezzi d’argento che andranno a Giuda.


Antefatto delle levatrici. Secondo il codice Hereford.

Uscì in quei giorni un editto di Cesare Augusto per un censimento, e ognuno doveva dichiarare le cose proprie, i poderi, i crediti, perfino la mobilia della casa, gli armenti, ma anche le mogli, i figli, le figlie, i servi e le serve. Si doveva perciò ritornare al luogo dove si era nati e dare il censo e il tributo.
Così Giuseppe dovette partire da Nazareth per andare a Betlemme perché era della tribù di Giuda e della famiglia di Davide, s’incamminò con Maria e con i suoi figli.
Avvicinandosi a Betlemme, Giuseppe li precedette nella città lasciando suo figlio Simeone con Maria che, essendo incinta, procedeva alquanto più lenta.
Entrato nella città, vide una stalla isolata e vuota, ed era abbastanza appartata dai clamori degli uomini e dal tumulto della folla, era un po’ piccola ma era adatta a una partoriente.
Stava ritornando sulla strada quando li vide arrivare, Simeone era molto preoccupato perché pensava che il parto fosse vicino, Giuseppe disse a Maria di entrare e di adagiarsi sul lettuccio che lui aveva già preparato, e ordinò a Simeone e ai suoi di portare l’acqua per lavare i piedi, di preparare i cibi e di darle ogni altra cosa di cui avesse avuto bisogno.
Mentre Giuseppe e suo figlio parlavano sul come trovare un’ostetrica e una balia, videro con sorpresa avvicinarsi una ragazza che portava un seggiolone sul quale si soleva far partorire le donne, interrogata su dove intendesse andare, ella rispose di chiedere alla sua maestra che le stava venendo dietro, infatti una donna si palesò in fretta come una levatrice ebrea, dicendo che era stata avvisata da un giovane bellissimo, di recarsi in quel posto in fretta perché una donna che veniva da Nazareth stava per partorire.

La levatrice si chiamava Zelan e Giuseppe la presentò a Maria, lei sorrise e la invitò a entrare, Giuseppe le disse: “Entra! Te lo ha infatti ordinato la signora, e visitala“.

Verso la fine della notte al canto dei galli, Giuseppe volle entrare e sapere come comportarsi, ma Zelan gli andò incontro e uscirono fuori, dove c’era anche Simeone.

Qui l’ostetrica alzò le mani e gli occhi al cielo e disse “Signore, che posso fare? Come posso raccontare le cose che mi hai fatto vedere?” e cominciò a raccontare le meraviglie a cui aveva assistito.

Nulla ella volle per aver assistito al parto, anzi disse “Sono io piuttosto che debbo una mercede di lode e di ringraziamento al mio Dio, che mi ha reso degna spettatrice e ministra di questo grande mistero”.

E rivolgendosi alla sua discepola le disse di prendere il seggiolone e di andare. “Poiché oggi ho visto una meraviglia di Dio, una vergine cioè che partorisce e senza alcun dolore dà alla luce un bambino”.

Mentre se ne tornavano, incontrarono un’altra ostetrica di nome Salome a cui raccontarono l’evento: “Oggi ho visto una vergine che ha dato alla luce un figlio maschio e gli elementi naturali della vergine son rimasti integri e chiusi…”.
Salome rimase incredula a tali parole, e pur laudando il Signore, disse: “Se non lo costaterò io stessa e non metterò io stessa le mie mani per esaminarla diligentemente, non crederò mai che una vergine abbia generato”.

Quindi ritornarono tutte presso la povera stalla, e Salome si apprestò a Maria chiedendola di visitarla, Maria acconsentì, ed ella “la visitò minuziosamente e trovò che era ogni cosa come aveva detto Zelam”.

Ma la sua mano poco dopo s’inaridì, sofferente per il gran dolore cominciò a gridare e a piangere capendo che ciò era derivato per la sua incredulità, ma riuscì a dire: “Guai, guai alla mia iniqua incredulità! Io ho avuto la presunzione di tentare il Signore Dio. Per questo, ecco che la mia mano temeraria brucia di un fuoco invisibile e incomparabile”. E si mise a pregare il signore.
Apparve un giovane bellissimo che la invitò ad avvicinarsi al bimbo appena nato e allungare la mano inaridita verso di lui, disparve poco dopo.
Prostrata a terra questo ella fece, verso quel bimbo deposto sulla mangiatoia, e subito la sua mano riacquistò la sua sanità.
Uscirono le donne dalla grotta gridando a gran voce al mondo “Questo bambino che oggi è nato qui, è il vero figlio di Dio e il re di Israele!”.

Dopo che le donne se ne furono andate Giuseppe e Simeone si stavano preoccupando di trovare del cibo per il loro vitto. E proprio in quel momento videro arrivare dei pastori…


Antefatto dei pastori. Secondo il codice Hereford.

Giuseppe mentre ancora stava cercando di ragionare su tutto quanto era successo, vide che dei pastori nel buio della notte stavano arrivando, quando furono abbastanza vicini vide che erano tre e li sentì dire fra loro: “Or dunque, abbiamo percorso tutta Betlemme e ancora non abbiamo trovato quanto ci è stato promesso. Andiamo allora fuori della città: forse in questi luoghi vicini scopriremo il gaudio del quale ci è stato parlato”.

Giuseppe allora si avvicinò a loro e chiese: “Dite, perché siete venuti?”

Loro risposero che un fatto eccezionale si era manifestato quella notte mentre facevano la guardia alle bestie, un uomo grande e potente apparve in cielo proveniente da oriente circondato poi da una moltitudine di quadrighe, noi siamo rimasti atterriti e per la paura siamo caduti a terra. Ma egli ci parlò:

“Non temete, pastori, per la mia comparsa! Giacché ecco che io sono venuto ad annunziarvi lo splendore di Dio e vi ho portato un grande gaudio, non solo per voi ma anche per tutto il popolo e per tutte le genti della terra; oggi, infatti, è nato in Israele il grande Cristo che è il salvatore di tutte le potestà dei cieli e degli uomini nel mondo. Ecco, si manifesterà oggi in Betlemme.”

E proseguì dicendo: andate dunque là, e troverete un bimbo avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia, egli è il vero figlio di Dio, e finito che ebbe di dire queste cose, udimmo nei cieli una gran voce di angeli che cantavano “Gloria a Dio negli altissimi e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

E allora noi siamo venuti qua per vedere e ricevere il dono di Dio, secondo quanto ci è stato detto.
E alla loro domanda “O uomo benedetto, mostraci il ragazzo affinché lo possiamo adorare“. Giuseppe permise loro di entrare nell’abitazione dicendo: “Lungi da me il nascondervi la gloria di Dio o il celarvi il mistero di cui sono stato fatto conscio e ministro. Venite, dunque, a vedere la grazia del Signore…”.
Una volta entrati videro come aveva detto l’angelo il bimbo deposto in una mangiatoia, e prostratosi lo adorarono.
Quando uscirono lodarono Giuseppe, e per ringraziarlo per aver loro permesso di vedere un tale figlio, lo invitarono di andare da loro per banchettare, poiché tutti i pastori avrebbero offerto in quel giorno doni al Signore Dio onnipotente.
Giuseppe si scusò dicendo che non gli pareva giusto lasciare i suoi, per andare a banchettare, allora i pastori promisero di mandare tanto latte e miele e formaggi freschi supplicando Giuseppe di non respingere queste offerte.
Così Giuseppe li congedò dicendo: “Andate nella pace con la benedizione del Signore”.
Ed essi andarono contenti glorificando Dio.


Antefatto dei Magi. Secondo il codice Hereford.

Erano passati una decina di giorni dalla nascita di Gesù, e uscendo dalla grotta Giuseppe e Simeone videro sulla strada un gruppo non piccolo di viandanti che si stava avvicinando.
Giuseppe disse a Simeone: “Chi pensi siano questi che si affrettano alla grotta? Mi pare che vengano da un paese lontano, poiché il loro stesso vestito differisce dal nostro vestito”.
Infatti, ora che erano più vicini, si poteva distinguere meglio i loro abiti, avevano vesti larghe, la pelle più abbronzata della loro, e specialmente in capo portavano dei berretti frigi e dei gambali alle gambe.
Giuseppe non ebbe neanche il tempo di finire di parlare con Simeone che tosto se li trovò davanti, dunque non poté che dire: “Per la vostra salvezza, ditemi chi siete e per qual motivo avete percorso questa strada fino al mio ospizio?”
E loro risposero che seguivano la stella perché era la guida del loro cammino fin da quando erano partiti dall’oriente, e ora puntava proprio qui, sulla grotta. E aggiunsero: “Nei libri antichissimi è scritto che quando apparirà, nascerà nel mondo un re che darà ai giusti una vita immortale”.
E’ la stessa risposta che abbiamo detto al sovrano di questo paese, “eravamo partiti dai nostri paesi alla sua ricerca per adorarlo e rendergli omaggio”. Ma egli ci disse che ignorava il fatto, perciò mandò a chiamare subito, i maghi, i sacerdoti e i dottori, tutti gli interpreti delle Scritture. E il responso gli fu presto detto, poiché vi è una profezia scritta: “E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra i principi di Giuda, poiché da te uscirà un capo che reggerà il mio popolo Israele”.

Dopo il responso ci chiamò, ed era alquanto turbato, ci chiese ulteriori informazioni e ci disse “Andate, fate un’accurata ricerca del ragazzo nato nella città di Betlemme, e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, venendo nuovamente qui, affinché anch’io possa venire da lui con voi e adorarlo con i miei doni”.

Ci ha dato anche un diadema che portava sul capo, e un anello regale ricevuto in dono dal re dei Persiani, ordinandoci per il momento di offrire questi doni al bimbo, nell’attesa di venire lui stesso di persona.

Poi rivolgendosi a Giuseppe: La stella è ferma qui sopra la grotta, perché non ci permetti di entrare?

Rispose al ché Giuseppe: “Certo io non vi proibirò di seguire la guida del vostro cammino, giacché vostra guida è Dio avendo egli voluto manifestarsi a voi”.

Così i Magi entrarono nella grotta e salutarono Maria e visto il bambino vicino alla mangiatoia, lo adorarono.

Giuseppe rimase sulla porta ma al figlio Simeone disse di stare attendo a cosa facessero quei pellegrini, mentre guardava riportava quanto accadeva a Giuseppe; per primo la prostrazione, poi ognuno di loro baciò i piedi del bimbo, e infine offrirono i doni, che diedero anche a Maria.
Simeone rimase stupito perché uomini che provenivano così da lontano si comportassero meglio dei pastori della nostra gente.
Dopo aver adorato a lungo il bambino nella stalla, i Magi se ne uscirono, e si trattennero a parlare con Giuseppe narrando del viaggio per i segni avvenuti nel cielo, delle antiche scritture, comuni alle loro che profetizzavano l’arrivo di un nuovo re in questo mondo. Dal canto suo Giuseppe li pregò di passare insieme quella notte.
Ma essi preferivano partire subito perché il sovrano aveva ordinato loro, di ritornare da lui una volta trovato il fanciullo.
Ma Giuseppe li costrinse a restare e a banchettare tutti insieme. E questo fu un bene perché quella stessa notte un angelo del Signore apparve in sogno a ognuno dei Magi, e li avvertì di non ritornare da Erode, ma per una strada diversa da quella che erano arrivati.


La venuta dei Magi secondo lo pseudo Vangelo di Matteo.

I Magi arrivarono due anni dopo la nascita di Gesù, arrivarono a Gerusalemme e chiesero dove fosse il re che era nato, perché siamo venuti per adorarlo e per offrirgli dei doni, abbiamo visto nascere una stella e l’abbiamo seguita fino a qui. Il re Erode fu spaventato a tale notizia e chiese ai scribi, ai farisei e ai dottori delle Scritture dove secondo i sacri testi sarebbe nato. E il responso fu univoco “In Betlemme, in Giudea…”.
Appena i Magi se ne andarono da Gerusalemme, la stella riapparve guidandoli fino dove v’era il bambino, e entrati in quella casa trovarono Gesù in grembo a Maria.
Oltre a grandi doni consegnati a Gesù, a Maria e a Giuseppe, al bimbo uno dei magi offrì oro, un altro incenso, il terzo mirra.
Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, essi presero una più lunga strada per tornare a casa.

Erode sentendosi beffato dai Magi, si arrabbiò moltissimo, li mandò a cercare per ucciderli, ma non li trovarono, allora decise di uccidere tutti i bambini che dovevano avere all’incirca due anni in giù a Betlemme e nel circondario.
Ma Giuseppe fu avvertito in sogno da un angelo del Signore che gli disse: “Prendi Maria e il bambino e va in Egitto per la via del deserto”.

E Giuseppe eseguì l’ordine.

Tratto da: Medjugorje.altervista.org