LA FESTA DEL REDENTORE HA ANCORA SENSO?

Don Armando Trevisiol

Le piume del mio diario”
(Luglio 2010)

Anche quest’anno Venezia e il popolo veneto hanno celebrato il 18 luglio la festa del “Redentore”. Questa volta però, come non avevo fatto seriamente nel passato, ho voluto accertarmi degli ingredienti, degli effetti di questo evento religioso. Non mi basta assolutamente più l’etichetta cristiana; ho bisogno e sento il dovere di verificare i contenuti, i dosaggi delle diverse componenti. Sono sempre più preoccupato della valenza religiosa di certi eventi, perché mi viene sempre più il terribile sospetto che contengano ingredienti “placebo” o di folklore e non abbiano più nulla in comune con la redenzione e la salvezza offerta da Cristo.

La festa del “Redentore” è nata dal fatto che i nostri padri si sentirono veramente impotenti contro la peste e ricorsero al Signore per essere salvati. Ora la “peste” è più grave e più diffusa che nel passato e i rimedi della farmacopea sociale odierna sono assolutamente nulli!

Traduco. La peste di oggi è denominata droga, disordine sociale, cattiva politica, operatori economici bari confessi, mafia diffusa, disfacimento della famiglia, assoluta mancanza di valori, ecc… Rimedi? Una volta scartati quelli offerti dai “medici” ufficiali (sociologi, psicologi, politici), perché assolutamente inefficaci – anzi spesso nocivi – la nostra gente si rivolge al Redentore. Però, in che modo, con quale fede, con che spirito? Qui la risposta mi mette in crisi. Il ponte di barche, i “foghi”, una mangiata in barca, baldoria con gli amici, attesa di Febo al Lido, processione delle congregazioni del clero, alla quale molti preti sono costretti a partecipare per avere il dividendo, sindaco con la fascia tricolore, lezione magistrale del Patriarca!

Mi domando sempre più spesso e con più preoccupazione “che ha a che fare tutto questo col Vangelo, col messaggio di Gesù?” Quasi niente!, anzi diventa pericoloso perché questo “memoriale” svuota dei contenuti proprio l’evento religioso e può indurre gli ingenui a pensare che questa “devozione” si possa chiamare ancora “fede”.

Non sarebbe il caso di “chiudere baracca” e lasciare pure che il Comune organizzi con figuranti, per motivi turistici, la ricostruzione storica, ma cessi finalmente questo inquinamento della religione con il folklore lagunare, e introduca ulteriori elementi pagani ad una celebrazione cristiana? Sono contento di non esser io a fare questa scelta, ma prego per chi “gli tocca” che il Signore gli doni la grazia di stato!

Don Armando Trevisiol