LA CURA DELLE FATE


Di Patrick Kennedy

Nora la persona anziana di cui parleremo era una levatrice e in tale veste fu chiamata da un cavaliere oscuro (dark man) per aiutare la sua lady, che era sul punto di aumentare la popolazione Sighe del paese.
Da quasi un anno la figlia di Nora, Judy, era costretta a letto da una gamba dolorante che né lei, né il vicino medico, né il fairyman* riuscivano a “curare”.

* Il degno di nota, è che egli possedeva abilità nel curare tutte le malattie inflitte dal “bravo popolo”, unguenti e pozioni incantate erano gli articoli principali della sua farmacopea.


La chiamata della vecchia levatrice, la cavalcata dietro il Fir Dhorocha e la discesa dal cavallo davanti alla porta di un palazzo illuminato si svolsero come indicato in un racconto sopra citato.

Nell’ingresso fu sorpresa di vedere un vecchio vicino, che da tempo era stato portato via dai luoghi della sua giovinezza e della sua virilità, per passare alla vita senza gioia, anche se appariscente, delle caverne delle Sighe.
Egli colse subito l’occasione, quando “l’Uomo Nero” non lo stava osservando per comunicare a Nora la necessità di non prendere alcun tipo di ristoro mentre si trova sotto il tetto del castello fatato, e di rifiutare denaro o qualsiasi altra ricompensa in qualsiasi forma.
L’unica eccezione che fece fu a favore delle cure per le malattie inflitte dagli spiriti maligni o dalle fate.
Nora trovò la signora del castello in un letto con cuscini e trapunte di seta, e in breve tempo (perché Nora era una donna pratica) ci fu una bellissima bambina che giaceva sul petto della madre felicissima.
Tutte le belle signore che erano sparse per la grande sala si riunirono e si congratularono con la loro regina e fecero molti complimenti alla fortunata Nora.
“Sono così contenta di te,” disse la lady, “che sarò lieta di vederti portare fuori dalla stanza accanto tutto l’oro, l’argento e i gioielli che puoi trasportare”. Nora entrò per curiosità e vide mucchi di monete d’oro e d’argento, e cesti di diamanti e perle, sparsi da ogni parte, ma si ricordò dell’ammonimento e uscì a mani vuote.

“Vi sono molto grata, mia signora,” disse, “ma se portassi a casa quelle ghinee, quelle corone e quei gioielli, nessuno mi chiamerebbe più ad aiutare la propria moglie, e io me ne starei con le mani in mano a fare nient’altro che bere il tay e fare curtchies (cortesie), e sarei morta prima che sia passato un anno”.

“Oh, cielo!” Disse la signora, “che persona strana sei! In ogni caso, siediti a quel tavolo e serviti da mangiare e da bere”.

Oh, signora, sono quelle gelatine, quei dolci e quei pasticcini dove vorreste vedermi? – Signore ti amo! – Non saprei come arrivare alla mia bocca per il piacere, e ho giurato di nuovo di bere dopo un po’ di tempo che ero stata sopraffatta dal liquore quando avrei dovuto pensare alla moglie di un povero vicino.
“Be’, è un peccato. Ti degneresti almeno d’indossare questo scialle per amor mio?”
“Ah, mia signora, vorreste che i piccoli sporchi gorsoons (ragazzacci), mi rincorressero, e magari mi colpissero con delle pietre, quando passerò per il villaggio?”

“Beh, ma cosa dovrebbe impedirti di vivere in questo castello per tutta la vita con me, mangiando e bevendo e indossando il meglio di tutto?”
“Musha, (esclamazione) signora, sarei solo lo zimbello delle belle signore e dei signori più raffinati. Non avrei nessun vicino di casa con cui spettegolare, e cosa farebbero per me le donne di razza al mio posto, quando sarà giunta la loro ora?”.

“Ahimè! Ahimè! C’è un modo per dimostrarti quanto ti sono grata per il tuo aiuto e la tua abilità?”

“Musha, in effetti c’è, signora. La mia povera ragazza, Jude, giace per una gamba dolorante da dodici mesi, e sono sicura che il lord o te stessa potrete farla risuonare come una campana (risanarla) basta solo che lo dici.
“Chiedimi qualsiasi altra cosa tranne quella, e la avrai”.
“Oh, signora, cara, questo mi dà tutto tranne quello che voglio”.

“Non conosci l’offesa che tua figlia ci ha arrecato, ne sono certa, altrimenti non mi chiedereste di curarla”.

“Judy vi ha offeso, signora! Oh, è impossibile!”

“Niente affatto; ed è così che è successo.
“Sai che tutta la corte delle fate si gode la vita solo di notte, e noi spesso andiamo per la campagna e teniamo le nostre feste in cui la cucina, e specialmente il focolare, siano puliti”.
Circa dodici mesi fa, io e le mie signore stavamo passando davanti alla vostra capanna, e a una della compagnia piacque l’aspetto bello della paglia del tetto, le pareti imbiancate a calce e il pavimento pulito fuori dalla porta così tanto che ci convinse tutti ad andare dentro.
Trovammo l’allegro fuoco di torba che brillava sul focolare e ben spazzato il pavimento, i piatti di peltro e di maiolica puliti sulla credenza e il tavolo bianco.
Fummo così contenti che ci sedemmo sul focolare, posammo il vassoio del tè e cominciammo a bere il nostro tè nel modo più comodo possibile.
“Sai che possiamo essere di tutte le dimensioni che vogliamo, e che eravamo in tanti davanti al fuoco”.
“Ci siamo arrabbiati abbastanza quando abbiamo visto tua figlia uscire dalla tua camera da letto e avvicinarsi al fuoco. I suoi piedi, lo riconosco, erano bianchi e puliti, ma uno di loro avrebbe coperto due o tre di noi, della taglia che avevamo quella notte”. “Si avvicinò, e proprio mentre stavo portando la mia tazza di tè alle labbra, la morbida suola piatta scese e mi rovesciò il tè su di me”.
Ero molto infastidita, presi la cosa che mi venne più vicino alla mano e gliela scagliai contro. Era la teiera e la punta del beccuccio è rimasta nella sua gamba da quella notte fino a oggi.

“Oh, signora, tesoro! Come puoi sdegnare quella povera sciatta ragazza, che non sapeva che tu fossi lì, né di averti offeso, più di quanto sapesse della notte in cui era nata?”

“Bene, bene; ora che tutto è passato, credo che tu abbia ragione. In ogni caso, hai fatto così tanto per me che non posso rifiutarti nulla. Prendi questo unguento e strofinalo dove vedrai il segno viola, e spero che i vostri pensieri su di me siano piacevoli”.
Proprio in quel momento venne un messaggero a dire che il lord era alla porta della sala d’ingresso in attesa di Nora, perché i galli avrebbero presto iniziato a cantare.
Così si congedò dalla lady e montò dietro il dark man. La schiena del cavallo sembrava duro e sottile come un bastone di nocciolo, ma la portò sana e salva a casa sua.
Rimase in uno stato di sonno per tutto il tempo del ritorno, ma alla fine si svegliò e si trovò davanti alla porta di casa sua.
Si mise a letto il più in fretta possibile e, quando si svegliò la mattina dopo, credette che fosse tutto un sogno. Mise la mano in tasca e lì, con certezza, c’era la scatola dell’unguento.
Tolse i vestiti dalla gamba della figlia, vi strofinò sopra un po’ di quella roba e in pochi secondi vide la pelle scoppiare e un minuscolo beccuccio di una teiera uscire da solo.
La povera Judy era già sveglia e si chiedeva quale fosse il sollievo che sentiva nella gamba.

Garantisco che si rallegrò della storia che le aveva raccontato la madre. Presto ricevette salute e forza,e non ha mai trascurato di lasciare la sua cucina così bene quando andava a letto, perché Rich Damer stesso potesse mangiare la sua cena da terra. Si preoccupò di non lasciarvi mai più passare i piedi dopo l’ora di coricarsi, per paura di offendere i suoi visitatori invisibili.

Tratto da Google Libri
Legendary Fictions of the Irish Celts, Collected and Narrated by Patrick Kennedy
– 1866 –