IL KILDARE LURIKEEN

Di Patrick Kennedy 1866

Una giovane ragazza che viveva in vista del castello di Carberry, nei pressi di Edenderry, stava andando in un pozzo lì vicino a riempire una brocca d’acqua in una mattina d’estate, quando chi avrebbe dovuto vedere seduto al riparo in un cantuccio sotto un vecchio rovo? Ma il Lurikeen! Lavorando come se fosse pagato a un vecchio scarpone, adatto solo ai piedi di un fairy come lui.
Eccolo lì, alesava i suoi buchi e ne tirava le estremità incerate, con il suo piccolo cappello a tre punte, i calzoni al ginocchio, la brocca di birra al suo fianco e la pipa in bocca. Era così impegnato nel suo lavoro, e così preso a cantare una vecchia ballata in irlandese, che non era presente, fino a che Breedheen lo prese per la collottola, come se fosse in una morsa.
“Ah, cosa stai facendo ?” Disse lui, girando la testa più che poteva. “Cara, cara! A pensare a una colleen così carina che prende un corpo, come se stesse derubando una gallina dal suo posatoio nel pollaio! Cosa ho fatto per essere trattato in modo così indecente? Il giovane ruffiano più volgare del paese non poteva fare di meglio, ‘dai, dai,’ Miss Bridget, stacca le mani, siediti e facciamoci due chiacchiere, come due persone rispettabili”.
“Ah, signor Lurikeen, non m’interessa un ciuffo di borrach della tua gentilezza. Sono i tuoi soldi che voglio, e non staccherò la mano o gli occhi da te finché non mi avrai messo in possesso una buona parte di essi”.
“Soldi, davvero! Ah! Dove potrebbe prendere un povero ciabattino come me? Comunque non ci sono soldi qui, e se solo lascerai andare le mie braccia, ti giro le tasche e apro il cassetto del mio sgabello, ti darò il permesso di tenere ogni mezzo penny che troverai”.
“Non va bene, i miei occhi continueranno a trapassarti come aghi da rammendo finché non avrò l’oro; Pivello, se non ti affretti, ti porterò, testa in alto, nel villaggio, e lì avrai trenta paia di occhi su di te invece di uno”.
“Bene, bene! Un povero calzolaio mai è stato così raggirato! E se fosse stata un’ignorante e brutta a farlo, non mi stupirebbe; ma una ragazza dignitosa, bella, che può ‘leggere il suo” Manuale del povero” alla cappella, e…”
“Puoi lanciare i tuoi complimenti sul ruscello lì; non lo faranno per me. Te lo dico io. L’oro, l’oro, l’oro! Non sprecare il tempo con l’adulazione”.
“Beh, se c’è n’è, è sotto il vecchio castello; dobbiamo fare una passeggiata fino là. Mettimi giù e andiamo.”
“Metti giù davvero! Conosco un trucco che vale due di questo; ti porto in braccio”.
“Beh, quanto siamo sospettosi! Vedi il castello da qui?”
Bridget stava volgendo gli occhi dall’omino a dove sapeva che si trovava il castello, ma si fidò di se stessa in tempo.
Salirono su una piccola collina, e il Lurikeen era abbastanza pacifico, rise e scherzò; ma proprio come raggiunsero la sommità della collina, alzò lo sguardo oltre il fossato, diede un grande strillo, e urlò proprio come se una tromba fosse soffiata alle orecchie “Oh, strazio! Castle Carbery è in fiamme.” La povera Biddy diede un gran sobbalzo e guardò verso il castello. Nello stesso istante in cui sentì la mancanza del peso del Lurikeen, e quando i suoi occhi caddero dov’era un attimo prima, non c’era più segno di lui sennonché tutto quello che era passato fosse un sogno.

Questo passaggio nella storia naturale del Lurikeen è fornito dal cronista del “Rath C.-Pooka”. L’unico caso di un Wexford Lurikeen che possiamo ricordare, differisce solo leggermente da questo.

Wexford Molly era vigile quanto Kildare Biddy, e non lo perse mai d’occhio o non aprì la mano finché non indicò il vero gambo di booliaun bui sotto il quale giaceva il tesoro. Non c’erano altre erbacce del genere a metà del campo in quel momento, ma quando Molly tornò in meno di mezz’ora, accompagnato dal padre e dai fratelli con picche e picconi, tutto intorno a quel punto, e fino a una considerevole distanza, vi era una piantagione di giovani piante di alberi booleani.

Questo racconto successivo non può vantarsi di un’origine molto remota nella sua forma attuale, essendo stato scritto all’inizio del secolo scorso, ma è un adattamento di uno vecchio al tempo del paganesimo. Queste antiche narrazioni, completamente abbandonate a sussistenza tradizionale, passando dalle bocche di una generazione di narratori alle orecchie dei loro successori, o addirittura lasciate alla mercé di scribi ignoranti e negligenti, subirono danni considerevoli.
Troviamo in quelli che sono stati preservati nei passaggi dei contadini, i peggiori gusti, grotteschi, stravaganti e involontariamente ridicoli, che non furono mai pronunciati dai bardi istruiti e veramente dotati, che trovarono accoglienza nella sala del capo o del re, o all’assemblea pubblica. Non facciamo quest’osservazione in uno spirito di ricerca della colpa con i nostri contadini. Hanno salvato un gran numero di leggende peculiari a se stesse, così come le fiabe e le storie familiari, che sono proprietà comune della maggior parte dei paesi europei.

Tratto da: Legendary Fictions of the Irish Celts
Di Patrick Kennedy, 1866

Di interesse: lo seanchaì – I Seanchaithe erano servitori dei capi della tribù e tenevano traccia d’importanti informazioni per il loro clan. Erano molto rispettati nel loro clan. I seanchaithe si avvalevano di una serie di convenzioni narrative, stili di parola e gesti che erano peculiari della tradizione popolare irlandese e li caratterizzavano come professionisti della loro arte. (da Wiki).