Il gottoso e i porci

Le Novelle di Franco Sacchetti
NOVELLA CX.

Un gottoso faccendo uccidere un porco di Santo Antonio, il porco gli fugge addosso in sul letto, e tutto il pesta, e azzanna chi l’ha voluto uccidere, e campa.


E’ fu non è ancora molt’anni, uno mio vicino, il quale era tanto perduto di gotte che quasi mai di gran tempo non era possuto uscire del letto; e per questa sua malattia non avea perduto la gola, nè alcun dente ancora, ma sempre agognava, come potesse menare le mascelle.
Avea fatto suo refettorio costui in una camera terrena appresso alla via, donde s’entrava nella sua casa, ed ivi molti suoi calonaci s’andavano a stare con lui, vicitandolo molto spesso, perocchè mai altro che mangiare e bere non si facea nel detto luogo.
Avvenne per caso che due porci di Santo Antonio, bellissimi, quasi ogni dì entravano dalla porta da via, e poi subitamente entravano nella detta camera.
Un giorno fra gli altri, essendo entrati questi porci nella detta camera, dice il gottoso a uno suo mazzamortone contadino: Che recadía è questa di questi porci? voglianne noi uccidere uno?
Risponde quelli: Purchè voi vogliate. Dice alcun che v’era: Oimè non ischerzate con Santo Antonio.
Dice il gottoso: Se’tu di questi sciocchi ancora tu che credi che Santo Antonio abbia a insalare carne? per cui? per la sua famiglia? tu sa’ bene, che colassù non si bee e non si mangia; ma questi suoi gaglioffi col T nel petto, sono quelli che divorano, e dannoci a credere queste frasche; tutto il peccato sia mio; lasciate fare a me. E dice al fante: Troverrai una scure, e appoggera’la in cotesto canto, e lascerai poscia governare a me questo fatto.
E così fu messo in ordine. L’altra mattina non essendovi altri ch’elli nel letto attratto, come ho detto, e questo suo fante, ed ecco i porci, ed entrano nella camera.
Dice il gottoso al fante: Serra l’uscio e fornisci. Quelli era un bastracone che averebbe gittato in terra una casa. Piglia la scure e mena, e dà con essa al porco nel capo; e non gli diè di sodo che la scure schianci; e’l porco fedito, gittando molto sangue, gettasi sul letto, e l’altro dietrogli, e volgonsi verso il fante, faccendo gran romore.
Il gottoso che avea i porci addosso, comincia a gridare. Il fante il vuole soccorrere; sale sulla cassa, per cacciare li porci; e’ porci, com’è di loro usanza, co’ visi volti al fante gli si faceano incontro e continuo ammaccavano il gottoso: e’l gottoso gridava; e’ porci, quando il sentivano, grufolavano verso il suo viso, uscendo tuttavia il sangue, che; parea una doccia.
Il fante combattea di su la cassa, e non potendoli per alcun modo cacciare, sale sul letto, e su questo salire, pose i piedi su’piè del gottoso; il quale comincia a gridare: Accorr’uomo, ch’ io son morto, e avea il viso tutto sanguinoso.
E’l fante come fu sul letto, e un porco l’assando per la gamba, e comincia a gridare anco elli; e così in questa baruffa, pigiando i porci il gottoso, gridando il gottoso, che avea ben di che, lamentandosi il fante, e stridendo i porci, la famiglia del capitano passando per la via, sente questo romore, corre dentro: avri za; (?) e caccia in terra l’uscio della camera ch’era serrato, ed entrando dentro il cavaliere, vede il gottoso col viso tutto insanguinato, vede il fante sul letto tra’ porci fedito, e vede fedito un porco su la testa.
Che vuol dir questo? con le spade e co’ berrovieri, faccendosi contro a’ porci, percotendoli, e’ porci difendendosi; ma non potendo più, facendosi adrieto, caddono tra la lettiera e’l muro, ed eranvi si stivati, che uscire non ne poteano; e per questo faceano sì grande le strida, e’l gottoso i mugli, e ‘l fante i dolori, e la famiglia il romore, per sì fatto modo che parea l’inferno; e tutto il mondo era tratto e traeva; e ancora non avea potuto il cavaliere sapere quello che questo fosse.
Alla perfine il gottoso che appena potea favellare, e perchè favellasse, per lo romore de’ porci non era udito, dice: Oimè, io sono morto, io sono tutto lacero; volendo fare cacciare fuori questi porci, e’ ci si rivolsono addosso, ed hannomi concio, come voi vedete; e’ porci tuttavia stridivano.
Udito ciò il cavaliere, va col bastone verso i porci, dicendo: Nella mal’ora, doveteci uccidere gli uomini? e dà loro del bastone. Egli erano in soppressa, e perchè avessono voluto, non ne poteano uscire.
Essendo il cavaliere quasi stracco, e udendo la cagione, disse alla famiglia: Jamoci; e così si partì. Rimasa così la cosa, li porci non si poterono mai trarre di quel luogo che convenne che ‘l gottoso fosse portato altrove, e convenne si disfacesse la lettiera; e con questo erano sì accanati e accesi che fu gran pena a poterli cacciar fuori.
E così termino questa caccia che ‘l gottoso ne venne presso a morte, essendo le carne sue tutte peste, sopra le gotte ebbe male sopra male, non potendo guarire in parecchi mesi delle pedate e percosse de’ porci. Il fante fu per perderne la gamba. Santo Antonio fece questo miracolo, e però dice: Scherza co’ fanti e lascia stare i santi.


Calonaci – Canonico
Mazzamortone – Persona spavalda
Ricadia – Noia, ricaduta, molestia
Bastracone – Uomo grande e grosso
Schianci – Colpire
Fetido – Ferito
Mugli – Mugghii
Berrovieri – Uomini armati
Soppressa – Pressati
Accanati – Perseguitati, tormentati

Tratto da: Le Novelle di Franco Sacchetti

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