Il folletto Leprechaun

I leprechaun sono considerati parte del “popolo delle fate” ovvero gli Aos Sí

Un leprechaun ( irlandese : leipreachán / luchorpán ) è un tipo di fairy dell’Aos Sí nel folclore irlandese. Di solito sono raffigurati come piccoli uomini barbuti, che indossano un cappotto e un cappello, che si lasciano prendere dalla malizia. Sono creature solitarie che passano il loro tempo a fabbricare e rammendare scarpe e hanno una pentola d’oro nascosta alla fine dell’arcobaleno. Se catturati da un umano, spesso concedono tre desideri in cambio della loro libertà. (da Wiki).

La vecchia coraggiosa Irlanda è la terra dei Fairies, ma di tutte le varie specie non ce n’è una da paragonare al Leprechaun, per quanto riguarda l’astuzia e la carineria. Ora se non sai cos’è un Leprechaun, te lo dirò. Perché allora –salvaci e impediscici di farci del male, poiché ci sono strane chiacchiere a proposito-, un Leprechaun è il calzolaio delle Fairies; e da piccolo tipo forte presuntuoso che è, te lo assicuro, è molto dispettoso, tranne che se il posto in cui si trova dovesse piacergli. Ma, forse, il modo migliore per darti un’idea del loro aspetto e caratteristiche, sarà di raccontarti un po’ di storia su di uno di loro.

C’era una volta, a quel tempo, molti anni fa, prima che lo stridio del motore a vapore spaventasse la “brava gente” dai loro quieti angoli e cantucci, viveva un ragazzo mirabile, bonario, disinvolto, chiamato Ned Geraghty; suo padre era l’unico mugnaio nel quartiere per miglia e miglia, ed essendo un tipo prudente conservava ogni sorta di vecchi oggetti, e spesso era considerato con piacere, e il pronunciare il nome della città in cui vivevano, avrebbe buttato fuori i denti dalla mascella superiore di un inglese, si chiamava Ballinaskerrvbaughkilinashaghlin.

Bene, per il tempo in cui il ragazzo cresceva per diventare adulto, preoccupò il mugnaio fino quasi fuori dai suoi sette sensi, tanto era un menefreghista, buono a nulla. Attendere a ogni cosa che gli era stata detta, egli non l’avrebbe fatto, sia nel modo di apprendimento che di lavoro. Rovesciò l’inchiostro dal calamaio sopra i libri contabili di suo padre, alla sua povera condotta a scuola, nella quale il bigottismo del reverendo, monopolizzatore del sapere, gli permetteva di stare in gioco, in città era sempre stato famoso per studiare di meno e suonare di più, di qualsiasi altro ragazzo della sua età nella baronia.

Non ci si deve meravigliare molto allora che, nel corso degli eventi, il vecchio Geraghty aveva “il grano della vita trebbiato fuori da lui per la grandine del Tempo“, il signorino Ned, il suo incurante, reprobo figlio, era poco adatto a prendere la sua posizione come capomastro del paese.

Capita a volte che la fortuna si mostri di correrti dietro, e si avvicina ad alcune persone, che prestino attenzione a essa o no, come se, come l’amore, disprezzi il cercatore troppo ardente.

Hai mai notato che due uomini potrebbero pescare nello stesso punto, con lo stesso tipo di attrezzatura e lo stesso tipo di esca, uno avrà lo staio pieno, prima che all’altro ottenga un morso, –questa è fortuna,– non c’è alcuna certezza in proposito; perché i due pescatori potrebbero anche cambiare posto domani. Ah! È un disagio, ingannevole, che distrugge la fiducia in se stessi; La cosa di Jack-o -lantern è la stessa fortuna, eppure, quante persone, specialmente i nostri compatrioti, si mettono le mani in tasca, e aspettano appieno che l’imbroglione del diavolo filtri l’oro attraverso le loro dita.

Ma, brava gente, ascoltatemi, prendete il consiglio di un amico, non fidatevi di lei, e questo, ti sia sicuro, anche se un grumo di fortuna può, di tanto in tanto, -e molto raramente– mostrarsi ai tuoi piedi, ma per trovare una buona vena di essa devi scavare faticosamente, incessantemente. L’umanità indolente, per nascondere la propria pigrizia, chiama quegli uomini fortunati, i quali, se indagate da vicino la questione, si scoprirà che sono stati semplicemente laboriosi.

Per tornare alla particolare fortuna che si era impadronita di Ned Geraghty, ogni persona pensava… e ogni persona pensava naturalmente il peggio, che Ned il girovago avrebbe fatto “anatre e draghi” del denaro del vecchio; ora che il mulino poteva essere chiuso perché non potevi trovarci nessuno dopo di lui, ogni pettegolezzo, maschio e femmina, aveva la sua peculiare previsione funesta. I vecchi saggi scossero la testa, vecchie e grandi matrone si strinsero nelle spalle, mentre l’opinione unanime della parte matrimoniale della comunità femminile era che nulla avrebbe potuto evitare l’imminente fatalità, tranne un’attenta moglie.

Ora, la franchezza costringe lo storico a dire, che il mulino-tramoggia, non andò così regolarmente come loro dissero in passato, e per di più Ned, essendo fortunato da un bell’aspetto esteriore, cominciò a prendere infiniti colori nel suo aspetto, cordoncini e cime bianche più fini non potevano essere sostenuti da nessun gentiluomo nella parrocchia; il suo soprabito verde era fatto del miglior panno, un fazzoletto indiano rosso intenso era legato al collo, un vero cappello di castoro sulla sua testa impudente, e una pesante frusta di cuoio in mano, perché si era appena unito modestamente al Bally ecc., ecc.

Questa era l’apparizione elegante che stupiva la gente di città sobria e sensibile, pochi mesi dopo la morte del misero vecchio mugnaio, e naturalmente tutti i malvagi presagi degli invidiosi e malvagi erano in un modo giusto per essere rapidamente consumati, quando il mio audace Ned incontrò il pezzo di fortuna che cambiò il corso della sua vita, e diede la smentita a quei buoni vicini e caritatevoli pronostici.

Era in una notte di luna piena che Ned stava camminando verso casa attraverso una scorciatoia per i campi, poiché il suo vecchio cavallo era andato in pezzi in quella giornata di caccia e molti e faticosi chilometri erano stati fatti a piedi attraverso la palude e i rovi, finché, con fatica e mortificazione, sentì il cuore affaticato e gli arti stanchi, quando all’improvviso il suo orecchio rapido colse il più piccolo tipo di voce, così basso, eppure così musicale, che cantava una piccola canzoncina per l’accompagnamento di piccoli tocchi su una minuscola pietra tombale. Il cuore di Ned diede un grande balzo, la sua gola si gonfiò e i suoi capelli gli si conficcarono nella testa come aghi. “Possa io non mangiare altro in un “day’s vittals” se non è un Leprechaun”, disse a se stesso, “e il piccolo cattivo è così impegnato con il suo canto che non mi sentì arrivare, se solo potessi prendere possesso di lui, la mia fortuna è fatta.”

Con quello, decollò dolcemente verso il luogo da cui provenivano i suoni, e sbirciò furtivamente da sopra un corto ciuffo di prugnolo, lì, abbastanza al sicuro, vide una figurina comica alta non più di un pollice e mezzo, vestita con un abito di velluto vecchio stile con un cappello a punta in testa e una spada al fianco, grandiosa come un primo ministro, che martellava un pezzo di suola di cuoio dei Fairies, e che cantava come un grillo che aveva ricevuto un’educazione musicale.

“Adesso è la mia occasione, ” disse Ned, mentre, veloce come il pensiero, lasciò cadere il cappello proprio sopra il piccolo vagabondo. “Ah! Ah! Tu assassino intrigante, ti tengo” gridò, mentre schiacciava il cappello, imprigionando completamente il Leprechaun.

– “Fammi uscire, Ned Geragbty, vedi che so chi sei, ” strillò il piccolo.

 “The devil a toe” disse Ned, e via si precipitò verso casa con il suo premio, molto euforico, perché sapeva che i folletti erano i guardiani di tutti i tesori nascosti, ed era determinato a non permettere che fuggisse finché non avesse indicato dove poteva scoprire una pentola d’oro.

Quando Ned arrivò a casa, la prima cosa che fece fu di prendere un martello e dei chiodi, e dopo aver appoggiato il cappello sul tavolo, lo fissò saldamente per il bordo, il piccoletto strillava e urlava come un matto.
– “Ora, ragazzo mio, ti ho messo al sicuro e comodo”, disse Ned, mentre si sedeva sulla sedia per fare un colloquio con il suo prigioniero.
– “Non serve a nulla sollevare un tale clamore, dimmi, dove posso trovare un tesoro, e ti lascerò andare.”

– “Non lo farò, per la tua spavalderia da mascalzone, sei borioso, gonfio della tua presunzione, non porta per niente bene alla fine fare un affare con il diavolo; Non lo farò “; e poi la piccola creatura arrabbiata fece volare una pioggia d’insulti che diede a Ned un parere mediocre sulla gentilezza dei Fairies.

“Bene, proprio come vuoi tu, ” disse lui; “È lì che resterai finché non lo farai” e con ciò Ned si fece un un bel bicchiere di whisky-punch, giusto per dimostrare il suo distacco.

– “Ned, ” disse il piccolo intrigante, quando sentì l’odore dell’alcool, “ma questo è delizioso.”

– “È quello che è”, disse Ned.

– “Ah! Ribelle! Non ti vergogni di te stesso, di imbrogliare il controllore. Murther vive! Quanto bene odora” cinguettò l’astuto furfante, annusando come un gattino con un raffreddore in testa.

– “Ha un sapore ottimo, avic” disse Ned, prendendo un lungo sorso, e poi schioccando le labbra come una frusta da postino.

– “Arrah, non essere un povero diavolo in questo modo, ” disse il Leprechaun, “ed io, asciutto come una parrucca bruciata?”

 – “Mi dirai cosa voglio sapere, allora?”

– “Non posso, davvero non posso”, disse il Fairy, ma con un tono di voce più gradevole.

“Sta arrivando, ” pensò Ned, e come per propiziarlo ancora di più:

“Alla tua salute, vecchio mio”, disse, “e mi dispiace che io sia obbligato ad apparire così controverso, e che questo mi possa soffocare se ti auguro alcun danno nel mondo.”

– “So che non lo farai, Ned, allana, ” disse l’altro, il più dolce possibile; “ma c’è una cosa che mi piacerebbe che tu facessi per me.”

 – “E cosa potrebbe essere?”

– “Dammi il più piccolo assaggio di quel raffinato punch, perché il suo vapore sta entrando sotto le fessure, ed io dichiaro alla mia grazia che mi sta alquanto uccidendo con la sete.”

– “Nabocklish”, esclamò Ned, “non sono così sciocco, come faccio a dartelo?”

– “Abbastanza facile; basta fare un piccolo foro nel cappello, e prendere uno dei capelli della tua testa per una cannuccia.”

– “Bedad, non penso che si sprecherebbe molto liquore”, disse Ned, ridendo per l’espediente; “ma se ti va bene, ecco qui.”

Così Ned fece come il Leprechaun desiderava, e il piccolo mascalzone cominciò a succhiare via il punch come un alderman, e per lo stesso motivo, l’effetto che aveva su di lui era curioso: dapprima parlò in maniera ragionevole, poi parlò in maniera vivace, poi si mise a cantare tutte le canzoni che avesse mai conosciuto, e alcune che non aveva mai conosciuto; poi raccontò molte storie vecchie come Adam, e rise per le loro stesse birichinate. Poi ha fatto discorsi, poi ha ruggito, poi ha pianto, e alla fine, poi fece dei discorsi, poi ruggì, poi gridò, e alla fine cadde sul tavolo con un tonfo come se una patata di piccole dimensioni fosse caduta sul pavimento.

– “Oh, potrei non vedere mai la gloria?” Ruggì Ned, in un’esplosione di risate, “se il piccolo ruffiano non è ubriaco come un pifferaio.”

– “Ha! Ned, Ned, tu insensibile ‘reprobo d’un cattivo cristiano, non hai per niente compassione'” squittì il Leprechaun con accenti ubriachi ma anche miserabili.

– “Oh oh oh!” la povera piccola creatura gemeva, come un girino morente.

– “Che cosa c’é?” dice Ned, con vera preoccupazione. “C’è qualcosa che posso fare per te?”

– “Aria! Aria!” grugnì il Leprechaun.

– “Il tizio è ubriaco fradicio, ” pensò Ned, “quindi non ci sarà nulla di male nel fargli avere una boccata d’aria fresca;” così strappò due o tre chiodi, quando, con una risatina allegra, l’astuto vagabondo scivolò tra le sue dita e scomparve come un ricciolo di fumo fuori dalla pipa.

– “Mushen allora, può essere sfortuna per te, per un discepolo deludente, ma tu hai tolto la presunzione fuori da me, in buona maniera esclamò Ned, mentre si buttava contro la sua poltrona, ridendo di cuore, tuttavia, nonostante la sua delusione, il piccolo furfante aveva ottenuto in modo intelligente il suo rilascio.

– “Che imbecille! essermi fatto prendere da un ciarlatano!”

– “No, non lo sei, ” disse la voce, proprio sopra la sua testa.

Ned sussoltò per la sorpresa e guardò ansiosamente intorno.

– “Non serve a niente cercare, ragazzo mio, ho la mia libertà, e ora sono invisibile, “disse la voce, “ma tu mi hai lasciato uscire fuori, e questo è una prova che hai un buon cuore, Ned, e ora sono obbligato a farti un buon favore.”

“Allora perché, sei un gentiluomo ogni centimetro di te, anche se è solo uno e un pezzetto”, esclamò Ned, balzando su per la gioia, “cosa mi darai? Un tesoro!”

– “No, meglio di quello, ” disse la voce.

– “Cosa allora?”

– “Un avvertimento.”

– “Qual’é il problema? Disse Ned.” “sicuro che io non conosca ogni metro di terra tra questo e il prossimo posto, ove egli è? Ma la sfortuna attende meglio su di me conoscendo dove sto adesso.

– “A ogni modo, non posso stare qui tutta la notte, tanto qui si va per una partita di bocce, da qualche parte o da un’altra parte.

“Con ciò, il mio audace Ned si inoltrò a caso attraverso i campi in una direzione, sperando di trovare qualche punto di riferimento conosciuto che potesse soddisfarlo in riguardo alla sua posizione, ma tutto invano, l’intera faccia del paese era cambiata; dove si aspettava di trovare gli alberi, incontrò degli aridi rifiuti, nel posto in cui si aspettava di trovare qualche abitazione principesca, non incontrò altro che rocce, non è mai stato così perplesso nella sua vita.

Nel mezzo della sua perplessità, si sedette su un mucchio di terra e, grattandosi la testa, cominciò seriamente a meditare sulla sua situazione.

– “Giuro sulla Bibbia che ero sulla mia strada prima di incontrare quel diavolo di un Leprechaun,” disse egli, e poi un pensiero prese possesso di lui, che il Fairy ingannatore avesse stregato la strada, in modo che potesse allontanarsi e forse perdersi tra le torbiere selvagge e terribili.

Stava lasciando il posto a un’estrema paura, quando, alzando gli occhi, quale fu il suo stupore nel trovare quella località che, prima di sedersi, avrebbe giurato non fosse altro che uno strano e inospitale deserto, stava fiorendo come un giardino; e per di più, scoprì, sfregandosi gli occhi, per assicurarsi che non fosse ingannato, era il suo giardino, con la schiena appoggiata al muro di casa sua; anzi, lo stesso posto sotto di lui, al posto di una collinetta terrosa, era la forma buona e sostanziale che adornava la sua porta-veranda.

– “Bene,” esclamò Ned, molto sollevato nel trovarsi così all’improvviso a casa, ” se questo non è un battito d’api, io sono un pagano; non posso lasciare mai questo posto vivo se non so come sono arrivato qui, quanto un uomo sulla Luna: qui si va per l’aria o per il fuoco, comunque, perché sto congelando intensamente con il freddo.”

Dopo di che si avvio per entrare, quando scoprì di aver commesso un altro errore; non era la casa, a cui era vicino, ma il mulino.

– “Perché, che sciocco murtherin che io sono questa notte, certo che è il mulino che io fornisco, e non la casa,” si disse; ” “non importa, è una fortuna che io sia, così vicino a casa, comunque; eccolo lì, proprio di fronte al recinto;” così dicendo, procedette verso il piccolo scalino che separava il piccolo giardino dalla strada, domandandosi in continuazione mentre camminava, se fosse stato il Leprechaun o il whisky che aveva confuso il suo raziocinio.

“E’ stato molto imprudente che io abbia bevuto”, pensò mentendo “perché se avessi bevuto un poco di meno, il paese non starebbe giocando con ingegnose avventure con la mia vista, e se avessi bevuto un poco di più, potrei dare la caccia a una pietra morbida a titolo di un cuscino, e fare il mio letto in strada.”

Arrivato ad un cavalcasiepe accadde un fenomeno singolare, che lo infastidiva sempre di più, non riusciva ad attraversarlo, nonostante lo sforzo più faticoso; quando provò a scavalcare, la spranga gli battè in testa, riuscì parzialmente ad aprirlo ma doveva abbassarsi sotto, l’apertura era vicino al suolo.

La luna spuntò dietro una densa nuvola nera, e un’improvvisa oscurità cadde sul luogo, mentre nello stesso momento, il lento, arrugginito orologio del vecchio villaggio dava due o tre premonizioni gracchianti, per poi battere l’ora di mezzanotte.

La mezzanotte è, per i superstiziosi, il momento più spaventoso in cui il mondo può tremare, e Ned era fortemente impregnato del terrore delle cose spettrali; ad ogni colpo grave del vecchio cronista, tremava fino al midollo delle sue ossa; i suoi denti chiacchieravano e la sua carne si sollevò in piccole collinette.

Era lì, soggiogato da qualche potere infernale, il modo contrario di passare il cavalcasiepe confuse tutti i suoi sforzi per superarlo; l’ultimo riverbero della campana incrinata dell’orologio cessò con un orrido stridore, come il passaggio dell’anima di un peccatore in agonia, e ad esso subentrò un silenzio ancora più terribile.

“Può essere che io che stia morendo”, pensò Ned; e tutto ciò che era bello e coerente nel bellissimo mondo di Dio, precipitò nella sua mente all’istante.

“Se è il mio destino di lasciare tutto, così pieno di vita e di speranza, e tuttavia così indegno delle grandi benedizioni che ho goduto in modo ingrato, il cielo abbia pietà di me, infatti, perché non sono degno di andare”. In quel momento il suo orecchio catturò un suono molto familiare, quello del mulino-tramoggia, così raramente udito ultimamente, alzarsi e cadere in successione regolare.

Sorpreso ancora più che mai, si voltò e vide il vecchio mulino, brillantemente illuminato; flussi di luminosità si riversavano da ogni finestra, porta e fessura, mentre l’atmosfera risuonava del tipico brusio di affaccendamento che proviene da una moltitudine di gente operosamente occupata.

La paura lasciò spazio alla curiosità, e Ned si avvicinò furtivamente verso l’apertura del mulino, e guardò dentro; l’interno era tutto splendente con un’infinità di luci, mentre una miriade di minuscole figure erano impiegate nelle varie occupazioni accessorie all’attività.

Ned guardava con meraviglia e ammirazione nel vedere la rapidità e la precisione con cui ogni cosa veniva fatta; grande come era la moltitudine impiegata, tutto era ordine e regolarità; qui migliaia di piccoli esserini spingevano avanti sacchi di grano uno dietro l’altro, innumerevoli creature macinavano e depositavano la farina in sacchi marcati, mentre Ned riconobbe il suo vecchio amico, il Leprechaun, che esaminava un grosso libro di conti, ogni tanto contava una quantità enorme di banconote e pezzi d’oro luccicanti.

La bocca di Ned si inumidì quando vide il metallo scintillante, e sentì il frizzante stropiccio delle nuove banconote, che il piccolo contabile ci metteva così tanto ad appianare, perché ognuna avrebbe fatto una coperta per lui; non appena il Leprechaun ebbe sistemato il suo libro dei conti con soddisfazione, dopo una grande quantità di fatica, assistito da poche centinaia di suoi piccoli soci, depositava il denaro in una scatola di latta, dopo di che Ned lesse chiaramente il suo nome.

Mentre esitava su quale strada adottare, se provare a catturare di nuovo il Leprechaun, o aspettare di vedere cosa potesse accadere, si sentì pizzicato sull’orecchio e girandosi, scorse uno dei fatati mugnai sulle sue spalle, con un sorriso sfrontato sul volto.

– “Piacere, signore? ” Disse Need, con molto rispetto, perché sapeva troppo bene il potere dei piccoli mascalzoni per offenderli.

– “Lo stesso a te, Ned Geraghty, possibile mugnaio”. disse il Fairy “Non abbiamo fatto bene il tuo lavoro?”

– “In effetti, e’ quello che avete fatto, Signore”, rispose Ned, ” io sono molto obbligato a voi, sotto tutti i punti di vista.”

– “Non vuoi entrare e prendere i tuoi soldi?” disse il fairy.

– “Sarebbe del tutto conveniente?” disse Ned, in silenzio, anche se il suo cuore sobbalzò come un salmone.

– “Sono tuoi, con le responsabilità, quindi puoi prenderli” disse l’altro, allungandosi verso il suo orecchio.

– “Non mi prenderete ancora in giro?” domandò Ned.

– “I soldi che ti sei guadagnato, non possiamo tenerli “disse il fairy.

– “E’ abbastanza vero, e di sicuro se non me lo sono guadagnato io stesso, e’ stato guadagnato nel mio mulino, e questo è lo stesso;” e così, quietando i suoi scrupoli da quel pensiero consolante, Ned si mise su una faccia audace ed entrò per prendere possesso della cassa di latta, in cui aveva visto depositare una tale quantità di tesoro.

Non c’era un suono mentre entrava, non un movimento mentre camminava verso la cassa; ma quando si chinò e scoprì che non poteva più sollevare quella scatola da terra di quanto avrebbe potuto strappare una vecchia dura quercia dalle radici, sorse una risata così sfrenata, musicale, ma derisoria da milioni di gole fatate, che Ned si lasciò cadere sull’ambiguo tesoro, perplesso e imbarazzato; per un istante tenne giù la testa con vergogna, ma, facendo appello al coraggio, decise di conoscere il peggio, quando, alzando gli occhi, si verificò una scena terrificante.

I Fairies erano scomparsi, e invece della moltitudine gioiosa che scorreva come particelle in un raggio di sole, vide una testa gigantesca che riempiva tutto lo spazio; dov’erano le finestre, un paio di enormi occhi gli facevano l’occhiolino e lo guardavano torvo; il grande raggio divenne un enorme naso, i travetti si intrecciavano in orribili capelli arruffati, mentre le due tramogge formavano le enormi labbra di una bocca cavernosa. Mentre guardava incantato quei terribili lineamenti, le tremende labbra si aprirono, e una voce come il ruggito di una cateratta quando si chiudono le orecchie e le si aprono all’improvviso, scoppia all’apertura.

Il suono era assordante, eppure Ned distingueva ogni sillaba.

– “Non hai paura di avventurarti qui?” urlò la voce.

– “Per cosa, vostro onore?” balbettato Bisogno, più morto che vivo.

– “Per settimane e settimane non è entrato un boccone in queste mascelle pietrose, e di chi e’ la colpa? La tua!”

– “Tu ci hai trascurati, lasciandoci morire di fame e marcire a pezzi; ma non soffriremo da soli tu, tu! dovrai condividere la nostra rovina.”

A queste parole, un paio di lunghe braccia simili a travetti si spinsero avanti e, trascinarono Ned, lo spinsero nello spazio tra le enormi tramogge – le fauci poderose si spalancarono – in un altro istante sarebbe stato frantumato in corpuscoli. Ma l’istinto di autoconservazione lo spinse a balzare in avanti, non sapeva dove; per una fortunata possibilità, che può capitare, saltò attraverso la porta, precipitando cadde con grande forza di testa; per molto tempo, per quanto tempo non potesse dire, rimase stordito dalla caduta; e, infatti, mentre era in uno stato di insensibilità, uno dei suoi vicini lo portò a casa, perché non ricordava niente, finché non si trovò a letto, con un brutto livido sulla testa, e, peggio, dentro.

Non appena fu in grado di raccogliere i suoi sensi, le scene della notte passata sorsero vividamente nella sua mente.

– “È l’avvertimento del Leprechaun”, disse, “ed è vero quando disse che era meglio dell’oro, perché ora vedo l’errore dei miei modi, e più che mi piace, è la guarigione che io farò, e una benedizione sui miei sforzi.”

E ‘ giusto dire che Ned è diventato un uomo diverso; ha rinunciato a tutti i suoi raffinati compagni e le cattive strade, e si è attaccato diligentemente al suo mulino, cosicché nel corso del tempo visse per vedere ben lavorato il vero barattolo di latta che il Leprechaun gli mostrò nell’avvertimento.

Tratto dal libro: The Cyclopaedia of Wit and Humor, edited by William E. Burton New York 1875

Nb. In questo libro le espressioni idiomatiche e le esclamazioni sono molto usate, rendendo difficile il lavoro di traduzione, che se praticata avrebbe portato ad una perdita di senso, sostituirle con un modo di dire in italiano avrebbero avuto un significato diverso, così alcune le ho lasciate come erano (di solito gaelico-irlandese antico), altre le ho tradotte letteralmente, almeno quando si riusciva a percepirne il risultato.

Esseri simili:
Clurichaun https://it.wikipedia.org/wiki/Clurichaun