I FUOCHI FATUI

Chiamansi fuochi fatui certe apparenze luminose, certi fuochi che si osservano in tempo di notte specialmente d’estate per le campagne e più spesso nei cimiterj, nelle paludi, nei boschi, e nei luoghi umidi.
Questi fuochi, che non sono altro che combustioni di vapori sollevatisi da terra, o tali vediamo ardere come lampade senza muoversi di luogo, ora li vediamo girare pe’campi cone fossero guidati da esseri erranti, ora correre a salti come capre.
A seconda delle foggie sotto cui si appalesano, del moto che tengono e dell’immaginazione superstiziosa dell’ignorante si chiamano fiammelle o lampade ardenti, fuochi volanti o folletti, dragoni volanti, capre saltanti, spiriti erranti, anime del purgatorio, ecc.
Il cervello e la materia nervosa dell’uomo e negli animali contengono del fosforo unito ad altre sostanze. Con la putrefazione del cadavere si forma una certa tale esalazione fosforosa (1) da queste materie, che ha la proprietà di accendersi da per sé al primo contatto dell’aria.
Le piante deperite ammassate sopra o dentro terra o al fondo di acque stagnanti, decomponendosi per la presenza dell’umidità dell’aria, e del necessario calore, somministrano pure dei prodotti vaporosi (2) che s’innalzano per la loro leggierezza da terra e, benchè non sieno dotati della proprietà d’ accendersi da per se al solo toccar l’aria, possono ardere, ricevuto che abbiano il principio d’ignizione, o dalla scintilla elettrica o dai vapori accendibili da per sé o da altra causa.
Quando si muove con un bastone la melma delle paludi o il fondo dell’acqua del letamajo o di qualunque altra acqua stagnante ove si trovino materie vegetabili in decomposizione si facilita l’uscita a una quantità di bollicine che attraversando l’acqua compariscono a galla. Queste bollicine contengono appunto di queste esalazioni: tanto è vero che accostandovi un lume pigliano fuoco e ardono.
Questi vapori ardenti vanno girovagando per le campagne, ludibrio de’ notturni zefiri e del vento, fino a che si sono intieramente consumati, non valendo nè pioggia nè un vento gagliardo a estinguerli.
Dall’impulso quindi dell’aria agitata derivano la prestezza nel girare il moto vario e bizzarro di questi fuochi.
Seguendo queste esalazioni tutti i movimenti dell’aria, ne viene che volendo approssimarle esse fuggono dinanzi, e vicine, cercando di evitarle con la fuga vi corrono dietro.
Così s’appicano alle ruote dei carri se per avventura vi passano dappresso. È facile di comprendere lo scherzo. La persona che corre a questi fuochi spinge l’aria a se davanti e con questa il vapore infiammabile, perciò non lo può raggiungere; all’incontro cercando d’allontanarsi ogni passo che fa lascia dietro di sé un vuoto nell’aria di tutto quello spazio che occupava il suo corpo che dall’aria circostante, elasticissima come è, viene di subito rimpiazzato: con questo movimento dell’aria viene trascinato dietro il fuoco fatuo. Per questa stessa cagione esso gira con la ruota che corre.
Ora, miei cari, che ci è noto cosa sieno queste luminose apparizioni notturne, se ci si appaleserà una, mentre faremo ritorno dai nostri lavori al tetto paterno avendo per compagno uno meno ammaestrato di noi, che riguardi queste fiammelle tante anime de’ trapassati, tante anime del purgatorio, oppure tanti spiriti malefici, i quali dannati a girare per le tenebre tendano insidie al passeggiero, proveremo una grata ricompensa di questi pochi minuti passati qui insieme se ci riuscirà a trarre dall’inganno questo povero infelice, a fargli animo, a ricondurlo un poco a se con la fantasia riscaldata fin da bambino dagli stolti racconti dell’orco e delle streghe.
Ah non intimoriamo mai i nostri piccoli fratelli o altri bimbi che potremmo avere in custodia con le sconsigliate minacce de’ morti del lupo delle streghe e via! Non ci lasciamo mai scappare un racconto una parola di simili sciocchezze!
Questi spauracchi s’insinuano nelle tenere membra e vi fanno impressioni indelebili, di maniera che anche l’uomo educato, di sana ragione ne sente i tristi effetti.
Quella timidità, quel poco animo, quello scuotersi e soffrire a ogni accidente impreveduto, quel tremare, quell’arrossire al solo avvicinarsi a una persona deriva spesso da questa causa.
In quelli poi che hanno la sventura di vivere in mezzo alle tenebre dell’ignoranza e di cresimare questi pregiudizj con nuove e giurate asserzioni di gente stupida, o con gli atti di qualche cerretano che sa coltivare la superstizione per trarne profitto, queste prime impressioni sono fonti di più fatali conseguenze: malattie odj sospetti e peggio.
Talora una foglia che cada o una lucciola che si muova fra l’erba o un pezzo marcio di pioppo, che ha la proprietà di emanare chiaro nell’oscurità, è cagione perchè questi si dieno disperatamente alla fuga vedendo con l’ammalata immaginazione cose che non esistono: un uomo armato, un cavallo, una bestia strana, un fantasma od altro.
Tal’altra, e a maggiore sventura in una parola innocente, nella comparsa di qualche vecchia questuante essi vi vedono l’origine di malattie di disgrazie in famiglia.
Quanti deplorabili eccessi non si sono consumati per causa di queste maledette credenze, per causa dell’ignoranza!
Vedete come gli uomini si tormentano da se stessi, e come una parola stupida e imprudente può rendere per sempre un’uomo infelice.

(1) Perfosfuro d’idrogeno
(2) Percarburo d’idrogeno, gas infiammabile delle paludi.

(Amico del cont.)

Tratto da: Gazzetta della provincia di Pavia – 1846

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