Efficacia di un Ave Maria

L’illustre Vescovo di Orleans, M. Dupanloup narra il commovente fatto a questo modo:

Mi ricordo di avere un giorno incontrata tale una prova dell’efficacia di un’ Ave Maria, che non potrò obbliarla giammai: Hanvi talvolta nella vita del sacerdote cattolico certi felici incontri, in cui non so qual lampo di grazia divina penetra la sua anima e vi riflette, con una infinita dolcezza, tali splendori che non si potranno mai dimenticare.

Mi trovava presso al letto di morte, e raccoglieva e benediva gli estremi sospiri di una giovanetta che mi era molto cara, una donna giovanissima, che non era gran tempo aveva fatta la sua prima comunione. Avevo io costume di non preparare mai a quest’angelica funzione i giovanetti, senza prima raccomandare loro caldamente amore e fedeltà a questa semplice e possente preghiera, l’ Ave Maria – e questa giovane signora – aveva appena 20 anni, e non era ancora trascorso un anno dacchè aveva benedetto il suo matrimonio – questa giovane signora era stata dopo la sua prima comunione fedelissima a’ miei consigli, che anzi ed era anche questa un’ altra mia raccomandazione – ella recitava tutt’ i giorni qualche parte della corona, e da quattro anni non aveva mai ommesso di recitare l’intiero rosario.
Figlia di un vecchio maresciallo dell’impero, e de’ più giustamente celebri, adorata dal padre, dalla madre e dallo sposo, ricca, giovane, avvenente, felice infine per aver dato alla luce un grazioso bambinello, chi avrebbe pure sognato che in mezzo a tutte queste fortune presenti, innanzi ad un sì ridente avvenire, tutto ad un tratto a venti anni avesse a morire! Appena madre, colpita da una di quelle malattie inesorabili, contro cui non vi ha salvezza, essa dovrà abbandonare il mondo! E fu a me cui toccò il penoso ufficio di annunziarle questa terribile novella – Entrai – Era la madre in preda alla più crudele ambascia, il marito in braccio alla disperazione, il padre prostrato più ancora della madre: nè questo deve riuscire strano. Ho più di una volta osservato che nei grandi dolori la donna cristiana, benchè di una profonda sensibilità, sopporta più fortemente la sua sciagura che non il più coraggioso guerriero. Entrai dunque fra mezzo a tutti questi dolori, e non sapevo come avvicinare la inferma.
Ma come non ebbi a rimanere meraviglialo, quando giunto presso il suo letto, la vidi col sorriso sulle labbra! Si, questa giovane che fra poco sarà tolta, con un colpo sì spietato, a tutte le speranze di una vita avventurosa, a tutte le affezioni più tenere, più vere, più pure, questa giovane donna mi riceveva col sorriso sulle labbra. La morte si avanzava a passi accelerati, essa lo sapeva, lo sentiva, e dal suo stesso sembiante ne rivelava la possanza e frattanto sorrideva di una gioja purissima.
Non potei allora trattenermi dallo sclamare: Oh mia Signora, qual colpo! Ed essa, con un accento che non vi posso esprimere, accento che tutto ora mi commuove allorchè me lo richiamo al pensiero: E che, disse, non credete voi forse che io me ne andrò al Cielo? Mia Signora, risposi io, ne ho una ferma speranza – Ed io, riprese, ne son certa – Dove attingete voi questa certezza? Da un consiglio, mi rispose, che voi mi avete dato altra volta – Qual’è dunque questo consiglio? – Quand’ io feci la mia prima comunione, voi ci avete raccomandato di dire lutti i giorni un’ Ave Maria, e dirla proprio di cuore. Io l’ho detta sempre tutti i giorni, ed anzi sono quattro anni che io non ho mai omesso una volta sola di dire il mio rosario tutto intero. Questo è quanto mi dà la certezza che io possederò il Cielo – Ed in qual modo, ripresi io? — Non posso credere, soggiunse essa con gravità, ed è questo un pensiero che non mi abbandonò mai da che sui colpita dalla sventura, non posso credere che avendo detto tutti i giorni, per ben quattro anni, alla Vergine Santissima: Santa Maria Madre di Dio, prega per me, povera peccatrice adesso e nell’ora della mia morte, che essa in questo punto terribile, in cui dovrò abbandonare il mondo, non sia al mio fianco.
Essa vi è, ne sono certa, ma prega per me; e sarà dessa che mi aprirà il Cielo, e mi condurrà nella patria Celeste. Ecco ciò che disse quella giovane donna. Ed io vidi allora uno spettacolo che nessuna penna potrebbe descrivere, vidi una morte veramente da Angelo.
Vidi una tenera e fragile creatura strappata in sul fiore dell’età a tutto ciò che forma la felicità di questo mondo, a tutto ciò che fa amare la vita, abbandonando sulla terra un padre, una madre, uno sposo da cui era adorata e che teneramente amava, un tenero bambinello pegno si caro e sì desiderato, abbandonando tutto questo non senza lagrime, bensì con una serenità angelica, consolando i suoi vecchi genitori, benedicendo al suo piccolo figliuoletto, incoraggiando il suo povero marito: e fra mezzo a tanti legami che si troncavano, fra questi teneri abbracciamenti con cui tentavano invano di ritenere l’anima fuggitiva, essa non vedeva che il Cielo, non parlava che del Cielo, ed il suo ultimo sospiro fu un sorriso alla grazia ed alla gloria eterna.

Da: Il mese di maggio sermoni e racconti, Volume 2
Di Domenico Scotti-Pagliara


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