Della Divinazione, Magia, e Vana Osservanza.

DEL PRIMO PRECETTO

E seconda parte di esso

Non habebis Deos alienos coram me.
“non avrai altri dei di fronte a me.”
1778



D. Di che cosa si tratta in questa Dottrina?
R. Della seconda parte del primo Precetto, come noi non abbiamo da tenere altra cosa per Dio: Non habebis Deos alienos coram me.

D. Che cosa Dio ci proibisce nella seconda parte di questo precetto?
R. Colla prima parte c’impone Dio, che l’onoriamo, e lo stimiamo per quello, ch’Egli è: con quella seconda vuole, e ci comanda, che non teniamo nessuna cosa creata per Dio. E contro questo precetto peccarono, e peccano i Gentili, i quali, non conoscendo il vero Dio, adoravano, e adorano per Dio varie creature, come il sole, la Luna, o alcuni Uomini morti. Con questo precetto il Signore proibisce a noi, che abbiamo la vera cognizione di Lui, la seconda spezie di superstizione di Culto falso, che consiste nell’onore che si fa a una finta, e falsa Divinità. Bellarm.cap. 6.

D. In quanti modi si pecca contro questo precetto?
R. In tre maniere: colla Divinazione, colla Magia, e colla Vana Osservanza.

D. Che cosa è il peccato della Divinazione?
R. E’ un cercare di sapere quelle cose, che non possiam sapere per mezzi naturali; come sono le cose o Future, o Distanti, o Occulte; volendole sapere per via di mezzi illeciti, ne’ quali interviene il Patto Esplicito, o Implicito del Demonio.

D. Che cosa è il Patto Esplicito, o Implicito?
R. Quando si dicono alcune parole, o si fanno alcuni segni, e cerimonie, alle quali promette il Demonio di accorrere, e parlando con lui, ci dichiara la notizia di ciò, che si cercca sapere, questo è il Patto Espicito. Ma quando alcuno, ancorché non sia sua intenzione, né voglia parlare col Demonio, con tuttociò fa quelle cerimonie, e adopera quei segni, a’ quali ha da accorrere occultamente il Demonio, per fargli indovinare con quei mezzi sproporzionati la cosa, che cerca di sapere: allora si chiama Patto Implicito. L’uno, e l’altro, sempre è peccato gravissimo; e chi sapesse d’alcuno, che l’ha fatto, sappia, ch’è obbligato a dinunziarlo al Tribunale della Santa Inquisizione.

D. Adunque i Demonj sanno le cose Future, Distanti, e Occulte?
R. In quanto alle Distanti, e Occulte, è facilissimo, che il Demonio le sappia; come, se uno volesse sapere ora quello, che oggi è succeduto in Roma, potrebbe egli facilmente, per la leggierezza, che ha, portarsi a Roma, e di là ritornare, e riferirgli, quanto ivi è accaduto. Così pure, per la sua sottigliezza vede le cose occulte, quantunque fossero nelle viscere d’una montagna. Circa però le cose Future; dovete sapere che vi sono alcune cose Future contingenti necessarie, le quali necessariamente han da seguire, poste tutte le disposisioni nelle sue cagioni, ed altre contingenti, che possono seguire, e non seguire. Or i Demonj, benchè non possano con certezza, sapere le cose Future contingenti libere, che dipendono dal libero arbitrio dell’Uomo; quali cose unicamente da Dio possono vedersi, perchè Egli solo penetra, e comprende i cuori degli Uomini, e certissimamente fa, e prevede ciò, che la volontà in qualsivoglia circostanza fa, o farà per liberamente fare, volere, ed eleggere, Nondimeno possono conoscere molte cose Future necessarie, meglio di noi.

D. Quali dunque sono le cose Future, che il Demonio può sapere, e palesare?
R. Sono gli effetti meramente naturali, e questi può predirli coon certezza; imperocchè, essendo egli d’acutissimo ingegno, conosce esattamente le cagioni naturali, e l’efficacia, e la forza di esse, come del sole, della Luna, delle Stelle, degli Elementi, e degli Animali: onde per conseguenza conosce ancora gli effetti assoluti, o limitati, che seguono dalle varie applicazioni, r combinazioni di esse: e però facilmente può con certezza predire i venti, le tempeste, i naufragi, le comete, le innondazioni, i tremuori, e pestilenze, le carestie, ec. Ma gli effetti contingenti liberi, i quali dipendono dalla nostra volontà, ch’ è libera, benchè non può, come ho detto, con certezza conoscerli; può nondimeno alle volte indovinarli, per la scienza, e la lunga esperienza, che ha degli effetti, che sogliono seguire dalle cagioni libere; guidato da tali congetture, spesso può predire con verità i successi Futuri liberi; ma perchè tali conghietture sono incertezze, e fallaci; molte, e molte volte avviene, ch’egli inganni e rimanga ingannato.

D. Da quali sorte di persone si commette il peccato della Divinazione di Culto indebito al Demonio?
R. Da molti, e primieramente da quei, che vogliono trovare tesori; da quei, che vogliono sapere, dove sieno le cose perdute, o rubate; e chi sia stato l’autore del furto. V. G. coll’uso del Setaccio, coll’erba della Ruta, e simili cose, alle quali vi è il Patto Implicito col Demonio, che cerca la rovina dell’anime.
Racconta Martin del Rio, de magia l. 4. c.2.q.6. che un Villano, avendo conservato certi danari in una borsa di pelle fresca, e depostala in un luogo, veduta da un animale immondo, che teneva in casa, fu divorata dall’istesso con tutto il danaro, che v’era dentro. Cerca il Contadino la borsa, e non la trova; chiede alla moglie, e non sa nulla di essa; ricorre ad una Vecchia maliarda, che faceva la Profetessa. Quella entrata in casa apre una cassa; e fatte alcune esecrande adorazioni, domanda: Chi è stato il ladro? e uscì dalla cassa una voce: sus comedit; la borsa se l’ingojò la Troja, che ha in casa; Ma tu digli, che sua moglie fu quella, che l’ascose per godersela col tale, che è suo drudo, affinchè vi sia discordia in casa; e così appunto riferì la maliarda. Ma il contadino benchè avvertito dalla Strega a non accostarsi alla cassa, s’era tuttavia avvicinato, e per una fissura della porta avea sentito il tutto: onde giunto a casa, ammazzò l’animale, e vi trovò dentro il suo danaro, denunziò poi la Strega, che fu pubblicamente bruciata.

D. Chi sono le altre persone, che commettono questo peccato?
R. In secondo luogo sono quei, che danno credito agli augurj, v. g. se si rovescia il Sale in tavola, se all’istessa siedono tredici convitati. Di più, chi da credito a’Sogni; sia per esempio: si sognò quella donna, che le cadè un dente; eccola piena di spavento, perchè ha da morire. Ed a quante sono caduti tutti i denti, e ancora mangiano? Or chi dà credito a queste supestizioni, e si regola con esse in tutte le sue azioni, pecca contro questo primo Precetto. E in terzo luogo, peccano parimenti contro di esso, quei, che danno credito agl’ Indovini, a’ Vagabondi, alle Zingane, e all’ aspetto delle Stelle nelle cose che dipendono dal libero arbitrio.

D. Ci spieghi ora, che cosa sia il peccato della Magia?
R. E’ an’arte insegnata dal Demonio; 1. per fare cose, che paiono miracolose, e nol sono; 2. per far male ad altri nell’anima; 3. per nuocere al corpo. Nella 1. sorta peccano quei, che per superbia o per avidità, di limosine, vogliono far miracoli, andare in estasi, fingere rivelazioni, spiegare la Scrittura Sacara; e tutto per opera del Demonio. E questi tali propriamente si chiamano Maghi, li quali esercitano la Magia. Nella 2. sorta peccano le Fattucchiere che pretendono fare maledette amistà, e introdurre laidezze, e sozzi amori nell’ anime colla Magia, che si chiama, Malefizio Amatorio. Nella 3. sorta, peccano ancora colla Magia, che si dice, Malefizio Ostile, o Nemico, le Streghe, e gli Stregoni, che cagionano del male or nella roba, ora nel corpo, ed ora nella vita; e tutto ciò per opera del Demonio.

D. Che rimedj si potrebbero usare contro de’ Malefizj?
R. Sogliono alcune donneusare contro le Streghe alcuni rimedj, che ancor esse sono superstiziosi; e per volersi liberare dal Demonio, introdotto da altre, vogliono chiamarselo esse in casa; come sono, la scopa dietro la porta, le scorze dell’uova, il sale sparso, gli aghi, le spille, e simili cose, che sono tutti rimedi vani, e peccaminosi. I veri rimedj sono quei della Santa chiesa, cioè la frequenza de’ Santi Sacramenti, della Penitenza, per mettersi la persona in grazia di Dio; perchè, molte volte permette il signore, che il Demonio prevalga sopra i peccatori; è durando la cagione, che sono i peccati, in vano si cerca allontanarne l’effetto; e della Santissima Comunione, mercecchè non vi può essere accordo tra Gesucristo e’ l Demonio.
San Macario comobbe in una donna malefiziata, che tal disgrazia gli era succeduta per aver trascurato di comunicarsi per cinque settimane. Di più sono rimedj ancor più efficaci, gli Esorcismi della Santa Chiesa, l’uso dell’ Acqua Santa, le Relique de’ Santi, gli Agnus Dei, il segno della Croce, e l’invocazione del nome d Gesù, e di Maria, de’ Santi Angeli custodi, e de’ Santi, e l’Orazione unita al digiuno.

D. Qual’è finalmente il peccato della Vana Osservanza?
R. Quando si spera qualche effetto con mezzi, per altro leciti, ma poco proporzionati, senza connessione con tal’ effetto; e questi mezzi non sono stati instituiti nè da Dio, nè dalla Santa Chiesa; e si adoperano tali mezzi, credendo, che la cosa abbia da succedere. Sia per esempio: patisce uno il male, dell’Itterizia, che in Sicilia chiamiamo, Zaffara, sorta di malattia cagionata da spargimento di fiele; e si chiamano certe donne medichesse dell’Inferno, che dicendo certe orazioni gli tagliano di sopra il filo, col quale prima han misurato l’infermo. In tal caso si pecca sempre mortalmente contro quello precetto, così dall’Infermo, come dalla medichessa. Imperocchè, qual connessione ha il filo tagliato, per purificare il sangue contaminato dal fiele nelle vene? dunque una tale azione è superstiziosa, e v’intercede il Patto Implicito col Demonio.

D. Ma, se non si facesse altro, che dire alcune orazioni, e parole sante; in tal caso si peccherebbe pure mortalmente?
R. Senza dubbio; se tali orazioni non sono istituite, o almeno approvate dalla Chiesa; ed il peccato sarebbe maggiore, e più enorme, che se si dicessero parole, ed orazioni non sante, perchè si abusano delle cose sante, per farle istrumento del Demonio. E quì per dichiarare meglio questa cosa, ch’è di somma importanza, dovete supporre, dice il P. Lessio, l. 2. c.43. dub. 10. citato dal P.Cataneo l. I. p.2 l.I0. pag. 254. come cosa evidente, che le parole puramente umane non hanno virtù di operare cosa alcuna. Le sole parole de’ Sagramenti istituite da Gesucristo, e proferite in nome suo, hanno virtù di operare ciò, che dicono. Ver. Gr, Ego te absolvo: e cancellano il peccato. Oltra di queste forme de’ Sacramenti, niun’ altra parola ha virtù efficace,e infallibile di operar ciò, che dice; le stesse orazioni della Chiesa, le Benedizioni, ec. hanno bensì ragione impetrativa, e meritoria, ma non hanno virtù certamente operativa di alcuna grazia spirituale, molto meno della sanità corporale. Ciò supposto: dico, che se la virtù, che hanno le tali Orazioni, e parole sante di sanare le infermità, è legata in tutto, o in parte a quelle determinate parole, a quel numero difinito di Croci, in maniera tale, che facendo una Croce di più, o dicendo altre orazioni, non siegue la sanità; in tal caso quelle Orazioni, quelle Croci sono superstiziose; e molto più, se vanno unite ad altre circostanze di giorno, di tempo, di sito, &c. quali cose non hanno connessione coll’effetto, che segue. E la ragione è; perchè le parole, benchè sante, non hanno in se questa Virtù operativa; dunque devono operare come segni: non furono segni di dio; perchè fuori de’ Sagramenti, egli non ha legata operazione alcuna a parole; dunque sono segni eletti dal Demonio, il quale per coprire le frodi, si obbliga a parole anche santissime, profferite le quali, corre subito a far quell’effetto. E questa dottrina, che ho detto delle parole pronunziate, vale ancora delle scritte, delle figure, che si portano addosso, per essere infallibilmente liberati, o preservati da’ mali, e cose simili.

D. Ma, Se queste cose si facessero per ignoranza, allora sarebbero peccati gravi?
R. Ignoranza! E’ possibile, che non entrino in qualche dubbio, se sia cosa superstiziosa, o no? se non hanno tal dubbio, dico, che allora non peccano, almeno mortalmente. Ma, se hanno qualche dubbietà, dunque non si fa per ignoranza, che scusi dal peccato frave, perchè, chi ha dubbio, in tal caso prima di farla è obbligato sotto peccato grave d’informarsi da persona dotta, se può, o non può farla; se se la fa con tal dubbio, pecca mortalmente tutte le volte, che la fa.

D. Ma, se la persona, che fa, o fa fare questi rimedj fa la protesta di rinunziare, ad ogni patto diabolico; e di più non dà ferma credenza, che l’effetto abbia da seguire infallibilmente; in tal caso si pecca mortalmente?
R. Intorno alla protesta, risponde il P. Gobar, de Superst. n. 965. apud Cat. ib. pag. 255. allora vale rinunziare ad ogni patto col Demonio, quando vi è buona probabilità, che la salute possa sortire naturalmente da quel rimedio, che si adopera.
Sia per esempio: Patisce Tizio un dolor nelle reni: per conoscere, se sia sfilato in esse, vi adoperano alcuni sopra le reni un rosso d’uovo sano; e se questo si sfila ancor’esso sopra la parte, che duole, è segno, dicono, che Tizio sia sfilato: e quell’uovo serve per guarirlo. In questo caso, dico, che vale la protesta della rinunzia: perchè vi è buona probabilità, che un tal rimedio sia naturale, giacchè i Cerusici applcano quest’istesso rimedio a tale infermità. Ma quando palesemente si vede, che tra l’effetto, e la cagione non v’è connessione, come tra il tagliar del filo, ed il sanare l’Itterizia, non accade far protesta, ma conviene desistere dell’opera; altrimenti con tutta la protesta incorrete nel patto col Demonio. Intorno al credito, rispondo col domandare a tutti e due. Voi, che chiamate la Vecchia, per guarirvi dal mal di cuore, col dirvi l’orazione all’orecchio, se non le date credito, perchè la chiamate? Non sarebbe meglio chiamarvi il Sacerdote, per farvi recitare l’Evangelio di S. Giovanni, o altra Orazione della Chiesa? E tu Vecchia, se non dai credenza a quel che fai, perchè lo fai? Lo fai, perchè vuoi con inganno ottenere danari; e allora pecchi, perchè rubi: o lo fai, perchè sposata col Diavolo, pur troppo gli dai credenza. Cristiani sentite la mia protesta. Rimedj fabbricati nella spezieria del Diavolo sono veleni. Salute ricevuta per mano del Diavolo è morte eterna.

D. Suole Dio castigare quei, che vanno in cerca di fare cose superstiziose?
R. Sifrido, Prete di Misnia, racconta, che un Giovane studente, perduto nell’amore di una fanciulla, ricorse ad un Mago, per averla in suo potere. Questi, fatto un circolo per terra, vi entrò col giovane, a cui strettamente impose, che in nessun modo mettesse fuori il piede dal circolo da lui descritto, senza sua licenza. Indi cominciò i suoi scongiuri; quando videro comparirsi avanti diversi fantasmi, e per ultimo quello dell’amata fanciulla. A questa vista il giovane, vinto dalla sua sfrenata passione, uscì dal circolo, per abbracciarla, ma a sua gran costo: poichè da’ maligni spiriti ghermito, e sbattuto ad un muro, infelicemente spirò tra le mani de’ Demoni. Tutlot t.2 lez. 21. pag. 454-
Altro esempio.
Nell’anno 1617. in Fiandra, un Principe giovinetto, arricchito di tutte le doti della natura, contrasse una sanguinosa inimicizia con un altro suo pari di nazione Alemanno; crescendo il rumore in risse, e fazioni, l’Arciduca Alberto, Governatore allora di quei Stati, per impedire più gravi danni, sbandito l’Alemanno dalla fiandra, proibì all’altro di seguirlo con assai gravi pene. Ma questi inviperito dall’odio, volendosi vendicare dal suo nemico, ricorse ad un tal Enrico, pastor di pecore, che fingea di essere Stregone, pregandolo a dargli modo come potesse vendicarsi del nemico esiliato. Enrico si scoprì al giovane Principe per ignorante affatto dell’arte Magica. Ma non creduto dal Principe, fu sforzato con minacce a praticar quell’arte, che non sapeva. Enrico, per togliersi d’innanzi il giovane, lo condusse in una selva. ed avendolo bendato negli occhi, cavò un’accetta, che teneva nascosta: e scaricandogliela a tutta forza nel capo, levatagli in un momento la vita, il mandò a conversare in eterno co’ Demonj – Engelgrave, e Ardia t. 2, Istr. 10. n. 10. Per altro esempio v. Ardia. ib. Istr. 12. n. 4. di S. Cipriano Martire, e Santa Giustina Vergine e Martire.

IIstruzioni in forma di Catechismo per la pratica della dottrina cristiana
di Pietro-Maria Ferreri
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