DECODIFICARE IL MISTERO

di Don Armando Trevisiol

L’operazione più interessante e proficua è quella di vestire con panni d’oggi le grandi ed antiche verità, inserendole nella cultura e nella vita contemporanea.
Questa operazione per il Natale è veramente affascinante e ti fa palpitare non di sentimenti fittizi, ma di vita religiosa vera.

Cari parrocchiani, i vizi del vostro parroco hanno radici ben profonde e lontane. Tutto questo è giustificato dal fatto ch’egli è un troncone ultrasettantenne che per reggersi in piedi deve allungare vieppiù le sue radici per abbarbicarsi ben bene alla terra.
La lezione di catechismo d’oggi parte da un’esperienza vissuta quasi un quarto di secolo fa, quando molti di voi non erano ancor nati; ebbene anche in quel tempo facevo il prete e lo facevo a S. Lorenzo di Mestre (Ve) e anche in quel tempo come oggi (ed ecco uno dei vizi di cui vi facevo cenno poc’anzi) cercavo disperatamente dì tradurre il mistero evangelico, che la tradizione ha finito per ridurre ad una banale cartolina illustrata, mielosa e scontata, per spedire i saluti, in un’esperienza palpitante di vita.

Cercavo insomma un Natale vivo, un Natale attuale. Cercando si trova sempre, prima o poi, qualcosa.
Dalla mia appassionata ricerca ne venne fuori una storiella, potremmo dire un aneddoto o meglio ancora una parabola.

In quel tempo s’era in piena migrazione interna; il sud saliva al settentrione d’Italia per trovare l’America, s’era in una parola al tempo di “Rocco e i suoi fratelli”. Un po’ di fantasia l’ho sempre avuta, cosicché non mi fu difficile, sollecitato dall’esperienza quotidiana dei meridionali che cercavano casa e lavoro, di vestire la famiglia di Nazareth dei panni di una famigliola meridionale composta da una mamma in attesa e da un manovale del Sud.

Una volta trovato il filone, ambientato nel clima natalizio, non mi fu difficile imbastire il racconto. Ve lo riassumo telegraficamente.
Una volta che i nostri poveretti smarriti furono discesi dal treno alla stazione di Via Piave, a Mestre, con valigie sgangherate, cominciarono l’affannosa odissea di cercar alloggio, anche perché la signora col suo pancione avvertiva qualche sintomo delle doglie.

Sul filo della filastrocca imparata da bambino e ritmata dal battito delle ore notturne dell’orologio della torre di piazza Ferretto, stesi il raccontino natalizio.

Richiesta vana alla S. Vincenzo, in qualche canonica delle parrocchie del centro, alla Croce Rossa di via Sarpi (e qui per poco non mi buscai una denuncia perché descrissi le signore impellicciate troppo occupate dalle strenne per dar ascolto a quei poveracci malcapitati), fatto stà che, per farla breve, condussi la giovane meridionale a dar alla luce nella stalla dei Pettenò (una casa che sta sulla destra della via Fradeletto quando sbocca sul Terraglio perché sapevo che colà vi dormivano dei barboni; ora la casa è restaurata ed ospita uffici).

Il bimbo nasceva una volta ancora fuori città ed in stalla. Non so che effetto abbia fatto il mio raccontino, so però che quel Natale inventato fu ed è mille volte più vero di quelli messi in scena non solo dal commercio della società dei consumi, ma anche dei presepi parrocchiani.
Allora cosa vi dice questo povero parroco alla vigilia del Natale?

Non ho voglia di vestire con altri panni e situare in altro ambiente Maria, Giuseppe e il bambinello, ma non dovrebbe essere purtroppo difficile scoprire segni evidenti di questa venuta e tracce per fare questa scoperta anche quest’anno, ce n’è fin troppa da noi di carne d’uomo bisognosa, sola, tra l’indifferenza di una città gaudente e satolla. Lasciatemi dire col cuore in mano: cercatevi un bimbo vero, una famiglia che veste con i jeans e il maglione, che parta slavo, rumeno, tunisino o albanese, ma sappiate scorgere il figlio di Dio nel figlio dell’uomo, quel figlio che prima di portare amore è venuto a chiedere amore, e allora il cielo si riempirà di stelle, il cuore di gioia e gli angeli, a voi, che come i pastori porterete povere cose all’ultimo venuto, canteranno la gloria nel cielo e la pace per gli uomini che hanno buona volontà.

Natale è un grande miracolo, una realtà stupenda ed incommensurabile, ma guai a noi se non troviamo la chiave per scoprire questo mistero di Dio; io ho tentato d’indicarvene una.

Don Armando Trevisiol